Moriranno impuniti: la Francia nega l’estradizione per 10 terroristi rossi
Guardate le loro facce: questi dieci criminali che hanno seminato morte e terrore, moriranno impuniti: la Francia ha negato l’estradizione in Italia. I dieci, tutti appartenenti a forze eversive comuniste degli anni di piombo, vennero arrestati nell’ambito dell’operazione Ombre rosse dell’aprile 2021. Oggi, la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello ha emesso parere sfavorevole alla procedura di estradizione richiamandosi agli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. I due articoli citati fanno riferimento alle sentenze in contumacia e al rispetto della vita privata e famigliare.
Salvini: “Altro che solidarietà europea”
Una decisione che indigna il centrodestra. “Altro che ‘solidarietà europea’, proteggere terroristi che hanno ucciso in Italia è una vergogna, uno schifo!”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini dopo il no di Parigi all’estradizione degli ex terroristi in Italia.
Sdegno viene espresso anche da altri esponenti politici. “Negare l’estradizione da parte della Francia ad un gruppo di terroristi rossi è un atto gravissimo che non ha nulla a che vedere con il garantismo e la libertà di espressione sempre difesi da Parigi. Qui si tratta di partecipazione attiva ad un progetto criminale ed eversivo”. Lo scrive su Twitter il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
Chi sono i dieci terroristi rossi che moriranno impuniti
I dieci facevano tutti parte di formazioni armate di ispirazione comunista. Il più noto è Giorgio Pietrostefani, 78 anni, tra i fondatori di Lotta Continua, organizzazione extraparlamentare che operava pubblicamente ma a cui sentenze passate in giudicato addebitano l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, il 17 maggio 1972, di cui Pietrostefani è stato riconosciuto come uno dei mandanti e per questo condannato a 22 anni.
Sono Enzo Calvitti, 67 anni, ex psicoterapeuta oggi in pensione ed ex Br condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata.
Narciso Manenti, 64 anni, quaranta dei quali trascorsi in Francia, arredatore e gestore di una società di comunicazione, ex membro dei ‘Nuclei armati per il contropotere territoriale’, condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri.
Giovanni Alimonti, 66 anni, che faceva parte delle Brigate rosse e fu condannato nel 1992 a 19 anni di carcere per il tentato omicidio, dieci anni prima, di un poliziotto, Nicola Simone. Roberta Cappelli, 66 anni, ex Br, condannata all’ergastolo per tre omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, il 31 dicembre 1980, dell’agente di polizia Michele Granato (9 settembre 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981).
Marina Petrella, 67 anni, anche lei militava nelle Brigate Rosse e fu condannata con Cappelli per l’omicidio del generale Galvaligi e inoltre per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, per quello dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, per l’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti).
L’elenco prosegue con Sergio Tornaghi, 63 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale dell’azienda “Ercole Marelli”.
Estradizione negata dalla Francia anche per gli assassini del generale Galvaligi
Maurizio Di Marzio, 60 anni, storico gestore a Parigi di un noto ristorante, che dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina.
Raffaele Ventura, 70 anni, militava nelle Formazioni Comuniste Combattenti, dovrebbe scontare 20 anni di carcere in Italia dopo essere stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione a Milano.
Luigi Bergamin, 72 anni, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, deve scontare una pena a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.