Morta a 27 anni per un intervento di routine: i familiari tappezzano Roma di volantini

Maria Grazia Di Domenico

I manifesti hanno tappezzato diverse vie della Capitale: hanno ricordato nel giorno del suo compleanno (che ricorreva a novembre) Maria Grazia Di Domenico, la 27enne di Cava de’ Tirreni, morta dopo un intervento chirurgico eseguito in una clinica di Roma.

Lo scorso 17 maggio, la giovane volontaria campana dell’Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente si era sottoposta ad un intervento di conizzazione cervicale dell’utero presso la clinica privata Santa Famiglia di Roma. Un intervento che doveva durare pochi minuti, svolto in regime di day-surgery o ambulatoriale. A seguito dell’intervento la 27enne iniziò ad accusare dolori addominali, man mano sempre più forti, fino al decesso, avvenuto il 24 maggio presso presso il Policlinico Gemelli.

Maria Grazia Di Domenico doveva sposarsi pochi mesi dopo

La 27enne, che si sarebbe dovuta sposare l’11 settembre, subito dopo il raschiamento ha accusato forti dolori addominali. I sanitari della casa di cura l’avrebbero quindi trattenuta, rassicurando la famiglia e ipotizzando “un’allergia agli antibiotici o una semplice influenza intestinale” prescrivendole “fermenti lattici”, secondo quanto riferito dalla famiglia di Maria Grazia.

La situazione, però, è peggiorata: Maria Grazia Di Domenico è stata trasferita al San Pietro, dove è arrivata con una sospetta lesione uterina ed è quindi stata operata d’urgenza. La giovane, però, era già in schock settico. L’ipotesi dei legali della famiglia è che durante l’operazione subita alla casa di cura di via dei Gracchi le sia stato perforato l’utero e anche l’intestino, con conseguente peritonite prima e setticemia poi.

A sei mesi dalla morte, i familiari aspettano una risposta

Stando a quanto ricostruito proprio dai familiari, che hanno presentato denuncia, Maria Grazia avrebbe iniziato a sentirsi male subito dopo l’operazione. Fortissimi dolori all’addome e vomito che hanno spinto i medici a trattenerla in osservazione senza però, stando sempre a quanto riferito dai familiari, allarmarsi: “I sanitari rassicuravano i familiari circa le condizioni fisiche ipotizzando come possibili cause dei dolori una possibile allergia all’antibiotico o a una banale influenza intestinale. Le hanno prescritto quindi dei fermenti lattici” spiegano gli avvocati della famiglia.

Naturalmente, come è prassi in questi casi, la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e ha iscritto nel registro degli indagati il chirurgo che l’ha operata.