Morte Papa Francesco, selfie al posto delle lacrime: quando l’ipocrisia prende il sopravvento

La morte del Papa ha gettato tutti nello sconforto, ma non tutti per le stesse ragioni. C’è chi si dispiace per la scomparsa di un uomo saggio, che ha cercato di cambiare la Chiesa. Chi, da credente, piange la dipartita del Pontefice in quanto principale figura terrena di riferimento di Dio. Chi, invece, finge dispiacere ma in realtà non ha alcuna empatia, anzi, il suo sconforto deriva solo dallo scombussolamento dei piani già fatti per i prossimi giorni.
Perché la dipartita di Papa Francesco ha, come da protocollo, bloccato cerimonie ed eventi. Ed ecco che che sono stati annullati o rimandati eventi già in calendario, mettendo in crisi chi li aveva organizzati. E se Jovanotti, infischiandosene della forma, il giorno stesso della morte di Papa Bergoglio è andato in scena con il suo concerto al Palasport di Roma (“troppe persone si erano messe in moto, comprando biglietti di treni, aerei e prenotando hotel”), in molti hanno rispettato la forma.

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In piazza tra selfie e fiori rubati
Da quando Bergoglio è morto, non si fa che parlare di Papa Francesco. Della sua vita, della sua morte, di quello che ha fatto nei suoi 12 anni di pontificato. Su ogni canale, su ogni giornale. Piazza San Pietro lunedì, dopo l’annuncio della morte del Papa, si è riempita, anche se soprattutto di giornalisti. Certo, c’erano anche i fedeli, mescolati ai turisti e ai curiosi.
A nessuno è scesa una lacrima. Ma tanti, praticamente tutti, erano pronti a scattare foto, chi per lavoro, chi per postarle sui social, con l’hashtag “deadpope”, come se si trattasse dell’ennesima tappa turistica. Un paradosso grottesco, gesti fuori luogo, di cinismo, opportunismo e spettacolarizzazione del dolore: la morte di un Papa trasformata in contenuto da postare.
Ancor più inquietante è quanto accaduto nelle ore successive: i fiori, parte delle decorazioni che avevano adornato piazza San Pietro durante la cerimonia di Pasqua, sono stati rubati subito dopo l’annuncio della morte del Papa. E non in modo nascosto: c’è stato un vero e proprio “arrembaggio” ai fiori, con persone che allungavano le mani per arraffare i fiori gialli. Episodi segnalati da più persone, testimoni di individui che, senza alcun pudore, raccoglievano mazzi interi di fiori dai furgoncini, portandoli via come souvenir o forse per rivenderli altrove, con la scusa che temevano venissero buttati. E invece dovevano essere ripiantati nei giardini Vaticani, come hanno spiegato gli addetti ai giardini stessi. Un gesto che racconta quanto, persino davanti alla morte, l’egoismo possa prendere il sopravvento sulla dignità.
Le partite di Serie A, il calendario di domenica
Non possiamo poi dimenticare il calcio, con chi ha “litigato” per gli orari delle partite. “Si favorisce quella, no, così si aiuta quell’altra”. Alla fine sabato, il giorno delle esequie, non ci saranno match. Le partite si svolgeranno tutte domenica, compresa Inter-Roma, che si giocherà alle 15, scontentando i nerazzurri, che avrebbero voluto rimandare al 21 maggio per poter preparare meglio la semifinale di Champions League contro il Barcellona. Ma la richiesta è stata respinta dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che ha insistito per far giocare il prima possibile. Del resto, il Napoli, come l’Inter, si gioca lo scudetto. Gli interessi sono altissimi.
Inizialmente il match era programmato per sabato 26 aprile alle 18:00, poi la Lega Serie A aveva valutato una deroga per farlo slittare a sabato alle 20:45. Lo stesso giorno il Napoli affronterà il Torino alle 20:45 e la Juventus se la vedrà con il Monza alle 18. La Lazio, invece, giocherà contro il Parma lunedì alle 20:45.
I politici al funerale del Papa
Infine, l’aspetto più sottile ma non meno grave: le presenze istituzionali. In tanti, tra i rappresentanti politici italiani e stranieri, come il presidente americano Donald Trump, si affretteranno a occupare i posti d’onore ai funerali. Alcuni degli stessi che, durante il pontificato, hanno criticato apertamente le parole di Francesco su accoglienza, giustizia sociale, ambiente e povertà. E guerra.
Sabato saranno lì, in prima fila, ripresi da tutte le telecamere, a rendere omaggio in mondovisione, quando fino a qualche giorno fa rigettavano le sue idee come utopie fuori dal tempo. Un cambio di facciata che profuma più di occasione diplomatica che di reale condivisione.
L’eredità di Francesco offesa dall’ipocrisia
Il Papa che ha parlato con forza di coerenza, di autenticità, di una Chiesa vicina agli ultimi, si ritrova ora a fare i conti, da defunto, con tutto ciò che ha cercato di combattere: la vuota apparenza, il culto dell’immagine, le parole senza gesti. Il suo messaggio — scomodo, profondo, vero — rischia di essere soffocato da applausi di circostanza, fotografie in posa e omaggi che puzzano di strategia.
Gli unici che hanno mostrato coerenza sono gli animalisti. Potranno anche risultare antipatici, ma almeno, appunto, sono coerenti. E non vanno, adesso, a mettersi in fila per farsi fare una foto che faccia il giro del mondo. E non postano foto con il Pontefice scattata chissà quando e rispolverata dopo anni di idee contrastanti.
In ogni caso, per chi lo ha avuto davvero a cuore, il vero modo per ricordarlo, forse, non è partecipare ai funerali. È vivere ogni giorno secondo i valori che ha testimoniato, anche quando sono scomodi, anche quando non sono da copertina.
