Movida fuori controllo, e il Covid c’entra poco: lo sballo va fermato

risse movida

La movida a Roma, e non solo a Roma, sta diventando un problema. In realtà il fenomeno dei divertimento sfrenato senza motivo avrebbe dovuto essere controllato anche senza il coronavirus. E da molto tempo. Ma le autorità non lo hanno mai fatto. E oggi si trovano costrette a farlo dal progredire della nota pandemia. Sono mesi che il governo ha tentato di mettere in campo polizia locale, polizia di Stato, Carabinieri e persino l’esercito. Ma senza cavare un ragno dal buco, come si dice. E non solo nella Capitale, ma in tutta Italia. La verità è che la movida si trasforma in un formidabile veicolo di spaccio di droga, di alcolismo, di violenza, di aggressioni alle donne.

Quando la movida diventa un inferno

Ogni settimana, per rimanere solo a Roma, intere piazze vengono chiuse, interi quartieri vengono presi ostaggio da orde di giovani ubriachi che scatenano il panico. E non è un problema di coronavirus, occorre indagare molto più a fondo. Per affrontare un problema che andava affrontato da anni. Quelli che si scatenano nelle piazze la dei più bei quartieri di Roma non sono persone che stanche di una giornata di lavoro si vogliono rilassare un po’, no. Si tratta di giovani che si vogliono divertire sballandosi, sì, ma in mezzo ai quali si annidano spacciatori di droga, ladri, predatori sessuali che vogliono approfittare del disordine e di quelli che si stordiscono bevendo oltremisura e drogandosi.

Criminali che si approfittano di ubrachi e drogati

E poi capitano gli eccessi, come quello che in bicicletta a Trastevere si è lanciato per una scala danneggiandola. Oppure quelli che per qualsiasi motivo scatenano sanguinose risse con gruppi rivali. E in mezzo a questi irresponsabili, i furbi di turno, che si arrichiscono fornendo ai giovani gli strumenti per lo sballo. Hai voglia a fermare, identificare, multare, chiudere i locali: nulla di tutto questo serve, finché non si combatterà a fondo la sub cultura dello sballo e della deresponsabilizzazione. Stavolta è vero che “è colpa della società”, come dicono i sociologi. Una società che non ha saputo infondere valori autentici ai suoi giovani: il Covid c’entra poco.