Murate vive a Tor Marancia. Ma la casa popolare non arriva

la storia di Marina è una di quelle he fanno venire i brividi. E che non vorremmo mai sentire, in una città come Roma. Capitale d’Italia, di un Paese democratico, tra i grandi d’Europa. Eppure capita anche da noi, che un nucleo familiare con tre persone su quattro disabili venga sfrattato. E che nessuno sia disposto a trovar loro un alloggio. Non l’Ater, niente anche con le case in cooperativa della Regione Lazio. E perfino gli istituti religiosi si sono tirati indietro. Siamo in questa casa dal 1974, ha raccontato Marina a Roma Today. Quando mio padre prese in affitto l’alloggio. Poi lui è morto, nel 2011. E immediatamente è arrivato lo sfratto per cessata locazione. Noi abbiamo sempre pagato l’affitto, ci tengo a dirlo ha proseguito Marina. E adesso anche l’indennità di occupazione. In tutto circa 780 euro al mese. Con me in casa ci sono mio fratello disoccupato di 43 anni, mia mamma invalida al 100% di 84 e mia zia di 89. Anche io sono disabile motoria, ha specificato la donna. E qui non esiste ascensore. L’ultima volta che mamma è uscita era il 2015. Mentre mia zia è stata ricoverata d’urgenza nel 2019. E per riportarla a casa sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco. Domande per cambiare alloggio? Le abbiamo fatte a tutti. Ma non ci vuole nessuno.

Viviamo in quattro in 50 metri quadri senza ascensore. In tre siamo disabili, ma non ci spetta la casa popolare

Verrebbe davvero da chiedersi a chi spettino le case popolari. Certamente non ai nuclei italiani italiani disagiati. Visto quanto è successo a Marina e alla sua famiglia. Sotto sfratto dal 2011, con tre disabili su quattro. Ma nella impossibilità di avere un alloggio. Quando papà è morto nel 2011 ho fatto subito domanda, ha detto a Roma Today la donna ormai 53 enne. Con la voce rotta dalla rabbia e dalla disperazione. Perché io non lavoro, così come mio fratello. Mamma è invalida totale e zia di 89 anni che abita con noi da ‘94 ha la demenza senile. Siamo prigioniere qua dentro, senza ascensore. E non riusciamo praticamente ad uscire. Neanche per fare la spesa. Ma per la casa popolare siamo troppo ricchi, abbiamo preso appena 53 punti. A causa della pensione di reversibilità di mamma, 1350 euro al mese. Ma quasi 800 se ne vanno per l’affitto, cosi non riusciamo a vivere ne’ a curaci. Qualche anno fa è uscito il bando regionale per le case in cooperativa, ci abbiamo provato, ha proseguito Marina. Ma in questo caso siamo state escluse per il motivo opposto. Troppo poveri per avere la possibilità di sottoscrivere un mutuo. Abbiamo tentato anche presso qualche istituto religioso. Ma non si trova nulla sotto i 1200 euro al mese. In pratica, tutta la pensione. E adesso siamo davvero disperati.

Ponte di Nona e Tor Bella Monaca, anziani prigionieri nelle case popolari

Niente alloggi popolari per gli Italiani in difficoltà

Adesso Marina, suo fratello, mamma e zia anziane e disabili rischiano di finire in mezzo a una strada. In più l’alloggio dove sono in pratica prigioniere è insalubre e senza ascensore. Mio papà era Maresciallo dell’Arma, loro un po’ ci aiutano, ha concluso il suo appello la donna. Abbiamo scritto anche alla Raggi, ma nessuno ha risposto. E al Presidente della Repubblica, all’epoca era Napolitano. Sono stati gentili, ma ci hanno detto che il Quirinale non gestisce alloggi. Ma vorremmo tanto trovare una soluzione, non l’elemosina. Per invecchiare serenamente e con dignità. Chiedono davvero troppo? Non crediamo, davvero. E forse sarebbe il caso che le Istituzioni dessero al più presto una risposta a questa famiglia. E magari che il Comune e la Regione rivedessero le graduatorie con cui si assegna la casa popolare. Perché non è possibile che ai primi posti ci siano spesso finti nullatenenti e immigrati irregolari. Mentre Marina e il suo nucleo familiare sono stati abbandonati.

https://www.romatoday.it/attualita/storia-anziane-disabili-tor-marancia.html