Nel Lazio via agli scarichi industriali provvisori a mare senza depurazione: ecco la nuova legge ‘circondata’ da silenzio bipartisan

Sullo sfondo, un fosso sbocca a mare nella Regione Lazio, in primo piano il governatore Francesco Rocca e l'assessore Elena Palazzo - www.7c

Contenuti dell'articolo

Nel Lazio via agli scarichi industriali provvisori diretti a mare senza previa depurazione: ecco la nuova legge ‘circondata‘ da silenzio bipartisan. Le industrie attive nella Regione del Lazio potranno ‘spedire‘ i propri scarichi industriali in collettori fognari e/o fossi privi di impianti di depurazione. Questa facoltà transitoria entra in vigore da quest’oggi 22 aprile. Rientrano nel novero degli scarichi provvisori industriali anche le ‘acque di prima pioggia’, ossia quelle che cadono dal cielo e finiscono all’interno degli stessi siti industriali. La nuova legge è stata varata dalla Giunta Regione guidata dal governatore Francesco Rocca. Ma su proposta dell’assessore Elena Palazzo (deleghe a Turismo, Ambiente, Sport, Cambiamenti Climatici, Transizione Energetica, Sostenibilità).

Il Lazio dice ‘sì’ agli scarichi industriali diretti a mare senza pre-depurazione

Il provvedimento si inserisce, in particolare, all’interno dell’articolo n. 22 della Legge Regionale n.17 di agosto 2024 (dedicata a numerose variazioni di Bilancio 2024-2026). Questa nuova legge regionale, in soldoni, introduce le ‘modalità operative‘ – così si legge tra le carte – grazie alle quali le industrie attive nel Lazio potranno ottenere una autorizzazione provvisoria per scaricare i loro ‘scarti’ direttamente nei fossi (tecnicamente nella legge si parla di ‘Corpi idrici superficiali‘), anche se non ancora dotati di depuratori.
“Modalità operative – così si legge nella nuova legge regionale – per l’autorizzazione provvisoria degli scarichi di acque reflue industriali e di acque di prima pioggia in collettori non serviti da impianti di depurazione finali, in attuazione dell’articolo 22 della Legge Regionale n. 17/2024”.

Scarichi industriali nel mare del Lazio? Dopo 19 anni, qualcuno utilizza le facoltà concesse dalla vecchia legge del 2006

La nuova legge regionale varata dalla Giunta Rocca richiama il Decreto nazionale n.152 del 2006, più conosciuto come Testo Unico Ambientale. Una legge nazionale che all’articolo 124 comma 6 permette alle singole regioni di autorizzare regimi transitori di scarico, come quello appena introdotto nel Lazio. Certo che negli ultimi 19 anni, ossia da quando è in vigore il Testo Unico Ambientale, nessuno ancora aveva mai apportato tale innovazione nel sistema normativo del Lazio.
Va sottolineato, in ogni caso, che le industrie che godranno di questo regime di scarico transitorio dovranno, in ogni caso, garantire che tali scarichi rispettino dei valori limite di inquinamento stabiliti dalla normativa nazionale. Questa stessa norma regionale che fa da ponte fino alla realizzazione delle infrastrutture di trattamento definitivo, obbliga difatti queste stesse industrie a installare sistemi di campionamento automatico in continuo e pozzetti di ispezione.

“L’installazione di sistemi di campionamento automatico e continuo e di pozzetti di ispezione
rappresenta – si legge tra le carte – uno strumento efficace per monitorare e controllare la qualità degli scarichi. Le modalità operative devono essere proporzionate e sostenibili per le attività produttive, pur
garantendo la tutela dell’ambiente”.

Via ai controlli ‘fai da te’ per gli scarichi induseriali

Le imprese interessate dovranno dotarsi, quindi, di strumentazioni di monitoraggio ‘fai da te’ in grado di rilevare, in tempo reale, la qualità delle acque reflue, per verificare che rispettino i limiti di legge. Le specifiche tecniche, contenute in un allegato operativo, definiscono standard dimensionali e frequenza delle misurazioni.

Il modello adottato punta – secondo la giunta Rocca – a conciliare esigenze di rapidità delle industrie con l’obbligo di tutela ambientale che coincide anche con il rispetto della salute umana. Nel Lazio, certo, vi sono tante aziende ad alto rischio di inquinamento. Aziende del settore farmaceutico, chimico, edile, militare, beauty, petfood, etc etc. Tutte ad alto rischio di inquinamento. Anche costoro, potranno richiedere – se a loro necessario – tale autorizzazione provvisoria.

Rischi per il Mare? La nuova legge è circondata da un silenzio bipartisan assordante

Da agosto scorso (mese in cui è stata varata la prima bozza della nuova legge) fino ad oggi sono trascorsi 8 mesi. Eppure, tale novità è passata quasi del tutto sotto silenzio sia a livello politico che mediatico. Nessuna dichiarazione di fuoco ha accompagnato questa nuova norma, nonostante siamo all’inizio della stagione balneare. Eppure, storicamente, sono tanti i Comuni della costa laziale che hanno problemi di inquinamento di fossi e mare. Un inquinamento che, non di rado, fa ‘rima’ proprio con gli scarichi industriali.

Tra i comuni più coinvolti da questo genere di inquinamento post-industriale figurano anche Pomezia e Ardea. Nel mare di Ardea e Pomezia sversano, tra l’altro, non solo le aziende che operano nelle rispettive aree industriali, ma anche molte ditte operative a Cancelliera, l’area industriale ricompresa tra i Comuni di Albano e Ariccia. Nessun consigliere regionale, nemmeno di opposizione, evidentemente rileva rischio alcuno.

L’assenza di dibattito e di informazione dei cittadini

L’assenza di dibattito lascia intendere un tacito consenso trasversale? Oppure, appunto, si è certi che è sufficiente il campionamento interno per garantire che non ci sarà inquinamento? Non lo sappiamo. Da quanto ci risulta, non ci sembra siano state presentate nemmeno interrogazioni regionali o nazionali in merito alla questione. Il silenzio generale solleva interrogativi sul livello di coinvolgimento dell’opinione pubblica. i cittadini, almeno, sono stati adeguatamente informati?

Elena Palazzo, assessore al Turismo che ha proposto le innovazioni legislative