“Nicola Franco pupazzo”, striscioni contro il Presidente del VI Municipio. Lui: “Ignobili intimidazioni”
Due striscioni di insulti pesanti contro Nicola Franco, presidente del VI Municipio di Roma Le Torri. Sono apparsi nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, e poi rimossi ieri mattina, in zona Giardinetti. “Nicola Franco pupazzo”, recita quello più “tranquillo”. Mentre l’altro, più pesante, augura: “Buona Befana, figlio di pu***a”. Qualcuno non ha gradito l’operato del minisindaco, unico del centrodestra in tutta la Capitale, e ha voluto farglielo sapere in forma anonima ma eclatante.
“Ignobile, più che ignota”, sottolinea ai nostri microfoni il presidente, che ha voluto anche fare un video per spiegare ai cittadini a cosa, secondo lui, può essere dovuto l’attacco.
La risposta di Nicola Franco
Nicola Franco non ha esitato a denunciare il gesto con parole dure e a fornire una spiegazione a quello che ha definito un gesto vigliacco. “Ignobile, più che ignota”, sottolinea ai nostri microfoni il presidente, che ha voluto anche fare un video per spiegare ai cittadini a cosa, secondo lui, può essere dovuto l’attacco. Questi striscioni appaiono come una chiara intimidazione legata agli interventi che stiamo portando avanti proprio qui, a Giardinetti. Sono interventi che qualcuno, evidentemente, non apprezza”.
Gli interventi al centro delle tensioni
Secondo Franco, gli attacchi potrebbero essere collegati a due progetti chiave del Municipio. Il primo riguarda l’installazione di un’antenna 5G in via Ieraci, un tema che ha acceso il dibattito tra i residenti. Franco ha spiegato che la responsabilità dell’installazione non ricade sul Municipio, ma sul Dipartimento di Roma Capitale, che rilascia le autorizzazioni dopo una serie di verifiche tecniche.
Nonostante la mancanza di competenze dirette, il Municipio ha agito per ascoltare e informare i cittadini. Franco ha partecipato a un’assemblea pubblica nel parco e, poco prima di Natale, ha ricevuto una delegazione di residenti per discutere la questione. Inoltre, il Municipio ha convocato un consiglio straordinario e chiesto all’Arpa un monitoraggio sull’inquinamento elettromagnetico.
“Gli unici che hanno ascoltato i cittadini del territorio siamo stati soltanto noi del Municipio, malgrado non fosse nostra la competenza. Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità, attivandoci subito e mantenendo i cittadini sempre informati. Scaricare la frustrazione sul presidente è semplicemente assurdo”, dichiara Franco.
Il parco “della discordia”
Un altro intervento finito sotto i riflettori è il progetto di riqualificazione dell’area verde di via Carcaricola. Qui il Municipio ha ottenuto i fondi per trasformare un’area abbandonata in un parco pubblico intitolato a Maurizio Notargiacomo, un tabaccaio ucciso 30 anni fa durante una rapina.
L’area, che qualcuno aveva occupato senza autorizzazione per farne una zona cani, sarà invece attrezzata per le famiglie e i bambini. Franco ha sottolineato: “In poco più di un anno, siamo riusciti a recuperare i finanziamenti e a dare nuova vita a uno spazio che diventerà un punto di riferimento per il quartiere. Evidentemente, anche questo progetto non piace a chi preferisce ignorare regole e normative”.
Franco: “Non ci fermiamo davanti alle intimidazioni”
Franco non si lascia intimorire dagli attacchi e rivendica con orgoglio il lavoro svolto dal Municipio. “Siamo qui per migliorare il territorio, e nessuno striscione o insulto ci farà cambiare rotta. Il nostro obiettivo resta quello di dare ai cittadini spazi sicuri, vivibili e rispettosi della legalità”, sostiene il presidente. Che poi avverte gli autori degli striscioni. “A Giardinetti tutti sanno chi sono e dove trovarmi. Se qualcuno ha qualcosa da dirmi, può farlo di persona, invece di spendere soldi per striscioni e vernice” ha aggiunto, con un chiaro riferimento al costo materiale di queste azioni.
Nonostante le offese personali, Franco ha ribadito che la sua amministrazione non intende arretrare di un millimetro. “Continueremo a lavorare per il bene della comunità. Chi pensa di fermarci con questi metodi si sbaglia di grosso”, ha concluso.