Zingaretti firmi le dimissioni dalla regione e non le solite nomine

Ma perché Nicola Zingaretti deve finire così male la sua esperienza alla regione Lazio? Dieci anni di governo e di nomine dovrebbero essergli stati sufficienti, ma evidentemente il potere non gli basta mai.
Noi non siamo iscritti al partito dei criticoni a prescindere e anche Zingaretti ha fatto cose buone, potremmo dire. Ma questa storia che lo vede scatenato a firmare nomine anziché le sue dimissioni dall’incarico di governatore dopo l’elezione alla Camera è davvero insopportabile.

Zingaretti crede che la regione sia roba sua
Zingaretti sa di essere incompatibile e già se la prende comoda scodellando alla Pisana un provvedimento legislativo da far approvare. E poi – promette – se ne va. Come se la regione fosse roba sua. E mentre tutti si arrovellano per capire quando si voterà per il Lazio, continua il suo nominificio personale.
Con una faccia tosta incredibile ha fatto pubblicare alcuni bandi in scadenza dopodomani. “Avvisi pubblici per ampliare le prebende agli amici degli amici con altri due dirigenti esterni che avranno un contratto di tre anni proprio mentre la sinistra prepara le valigie. Questa pratica vergognosa deve finire”.
A denunciarlo due esponenti della Lega, Fabrizio Santori e Tony Bruognolo, rispettivamente capogruppo in Campidoglio e segretario politico per la Provincia di Roma Sud. I nuovi dirigenti saranno chiamati alla direzione dell’area “Urbanistica, copianificazione e programmazione negoziata. Roma Capitale e Città Metropolitana di Roma Capitale”, direzione regionale “per le Politiche Abitative e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica” e dell’area “Bilancio e programmazione finanziaria del Sistema Sanitario Regionale”.
Nomine a mandato scaduto: un’indecenza
Così, a mandato ormai scaduto, Nicola Zingaretti ipoteca con una manovra indecente importanti poltrone della prossima legislatura, in un’azione di sabotaggio istituzionale che non è tollerabile. Lasci al prossimo presidente della regione il compito di nominare i dirigenti, e non pretenda di decidere lui anche per il suo successore.
Non è giusto per l’istituzione che ha guidato; non lo è per gli elettori che potrebbero pronunciarsi per un diverso indirizzo politico. Anche Zingaretti deve capire che anche alla regione Lazio tutto ha una fine. E non un fine.