Nicolò Fagioli, dal calcio scommesse alla morsa degli strozzini di Roma: “Se non paghi, te faccio smette de giocà, perché sei un cesso”

Minacce da boss incalliti. Ricatti, debiti e toni duri come pietre. Questi erano i criminali che tenevano in pugno Nicolò Fagioli da Roma. Non si parla più solo di scommesse clandestine, ma di una rete ben strutturata nella Capitale che ha messo a dura prova il centrocampista della Fiorentina. L’inchiesta, che adesso si sta focalizzando sul filone romano, rivela come il giovane calciatore si sia ritrovato invischiato in un sistema di debiti per circa 2,8 milioni di euro, a cui si sono aggiunte minacce pesanti da parte di figure criminali.
L’inchiesta romana: il giro degli strozzini
La vicenda, che ha le sue radici nel mondo dei calcio scommesse illegali, ora si concentra sul lato oscuro della Capitale. E proprio qui, tra le strade di Roma, emergono testimonianze che parlano di contatti pericolosi e intimidazioni dirette. Una di queste, firmata da un certo “Nelly”, non lascia molti dubbi sul suo significato: “Se mercoledì non ho i soldi, ti faccio smettere di giocare. Te levo pure la penna per firmare i contratti, perché sei un cesso”. E poi ancora: “Ma pensi che ce possiamo fare prendere per il culo da te?”

Parole dure e minacciose, che sottolineano la gravità della situazione in cui Fagioli si è ritrovato, in un contesto dove non si gioca più, ma si rischia di perdere tutto.
La posta in gioco è alta, perché Fagioli non solo scommetteva – anche su dettagli come falli laterali – ma raccoglieva puntate per altri, sperando così di ottenere sconti sul suo debito. Ma quando i soldi finiscono e le pressioni salgono, l’ansia prende il sopravvento. Fagioli confida al figlio di Bruno Giordano, star della Lazio negli anni ’80, di non riuscire più a reggere la situazione, al punto da compromettere anche la sua vita di giocatore.
Fagioli nel vortice dei debiti e delle minacce
Non è solo una questione di scommesse mal gestite: a Fagioli sono stati erogati prestiti per coprire debiti ingenti, arrivando a una cifra di 587mila euro, raccolti da una rete che comprende compagni di squadra, amici ed ex colleghi. Fondi trasferiti tramite bonifici e pagamenti digitali a una gioielleria o attraverso ricariche su carte PostePay. Per il calciatore, che ha già scontato una squalifica e affrontato un percorso per la ludopatia, la situazione è diventata insostenibile: “Non mi basta un anno di stipendio per saldare questa cifra”, ha ammesso, esprimendo l’angoscia di chi si trova a dover fare i conti con il lato oscuro del gioco.
Calcio in fermento
Le parole di chi conosce Fagioli, come quelle di un altro giocatore lui coinvolto nell’inchiesta e oggi al Newcastle, che lo ha definito una “mina vagante“, hanno sollevato un coro d’allarme. Se da un lato l’inchiesta milanese si è concentrata sui calciatori della Serie A, ora il filone romano ha portato alla luce una rete di strozzini e malavitosi che minacciano la carriera del giovane talento, evidenziando come la cronaca sportiva si intreccia con quella criminale.