No alla chiusura di cinema e teatri, FDI presenta mozione in Campidoglio
Nell’ultimo DPCM del governo Comte sono state diverse le categorie produttive duramente colpite. Come i ristoratori, il mondo delle palestre e delle piscine, e il settore cultura in generale. Nonostante le dichiarazioni del premier, che si è detto dispiaciuto particolarmente per aver dovuto mettere dei limiti a spettacoli, cinema e teatri, assicurando un pronto ristoro, la rabbia rimane. Così come la delusione degli operatori, che ormai sono in ginocchio. Visto che in molti aspettano ancora gli aiuti promessi in occasione della prima ondata della pandemia.
E per la tutela di cinema e teatri, degli attori e di tutto l’indotto coinvolto è sceso in campo anche il gruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio. Presentando una mozione illustrata dal capogruppo Andrea de Priamo.
De Priamo (FDI), garantire subito la riapertura di cinema e teatri
Nella commissione Cultura di oggi abbiamo chiesto con forza che l’Assemblea capitolina si pronunci. Chiedendo al governo di rivedere con urgenza il Dpcm di ieri per garantire la riapertura di cinema e teatri”. E’ quanto dichiara in una nota Andrea De Priamo, capogruppo di FDI in Campidoglio. “Luoghi dove in questi mesi a proprie spese hanno garantito una estrema sicurezza. Chiudere oggi questi presidi culturali significa dare un colpo mortale all’intero indotto. E favorire di fatto le lobbies dello streaming con una evidente concorrenza sleale”.
”I ristori vanno dati a prescindere perche’ la categoria e’ in grande sofferenza gia’ in seguito al primo lockdown”, ha proseguito De Priamo. “Ma le sale devono assolutamente essere riaperte e presenteremo una mozione in questo senso. Che auspichiamo possa essere atto trasversale di aula approvato all’unanimita’. L’alternativa e’ la distruzione di una tradizione culturale e sociale a cui sembra contribuire, visti i silenzi, anche la sindaca Raggi”, conclude la nota.
Contagi quasi zero nelle sale, allora perché chiudere tutto?
E l’iniziativa di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale si sposa con le proteste che arrivano copiose. Dal mondo della cultura e da tutta la categoria. Perché attori, produttori, registi e maestranze sono davvero allo stremo. E stando ai dati, la diffusione del virus nelle sale dalla riapertura ad oggi sarebbe praticamente pari a zero.
«Da quando abbiamo riaperto, lo scorso giugno, non si è mai verificato un cluster nelle sale cinematografiche – ripete Mario Lorini, presidente dell’Associazione nazionale esercenti cinema -. È un dato certo, perché i cinema tracciano gli spettatori per 14 giorni. Ci sono tutti i presupposti per definire cinema e teatri i luoghi più sicuri della socialità: le grandi volumetrie delle sale, il distanziamento ben organizzato, la visione dello spettacolo vissuta come un momento spirituale in cui le persone non parlano, ma assistono fermi e in silenzio».
Lorini si dice amareggiato, proprio per il rigore con cui il mondo dello spettacolo aveva inglobato le misure di prevenzione più stringenti, dimostrando di poter far convivere cultura e sicurezza sanitaria: «Cinema e teatri si sono distinti per la resilienza. Nonostante le perdite del settore, che non si è mai ripreso dopo il primo lockdown, sono rimasti aperti per offrire occasioni di cultura alla popolazione».
L’indagine
L’Associazione generale italiana dello spettacolo ha portato avanti un’indagine per dimostrare la sicurezza di teatri e sale. Sono stati monitorati ben 347.262 spettatori che hanno preso parte a spettacoli di lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze ad evento, dal giorno della riapertura dopo il lockdown, il 15 giugno, al 3 ottobre. Il risultato? Un solo caso di contagio segnalato dalle Aziende sanitarie territoriali. Non si riesce a spiegare con i dati, dunque, la natura del provvedimento del governo che chiude cinema e teatri fino al 24 novembre. Mentre gli aiuti promessi per giugno e luglio in molti casi devono ancora arrivare.
https://www.open.online/2020/10/26/dpcm-coronavirus-teatro-cinema-chiusure-interviste/