Non solo Zaki, ora una grande campagna per Andrea Costantino

Zaki Costantino

Patrick Zaki non è meglio di Andrea Costantino. L’Italia si deve mobilitare anzitutto per un nostro connazionale ancora trattenuto negli Emirati Arabi dopo ben 15 mesi in carcere con i topi. Ad Abu Dhabi e senza sapere perché. In 14 in una cella 15 metri quadrati, senza finestre e bagno.

Al Primato Nazionale, Andrea Costantino ha dichiarato di sentirsi un italiano di serie B. ed è spaventoso.

Per Zaki sì e per Costantino no?

Ora, da circa sei mesi soffre un altro tipo di reclusione: vive in una dipendenza dell’ambasciata italiana, senza il becco di un quattrino. Gli Emirati lo hanno fatto uscire di prigione “nel nome dell’interesse superiore della Nazione”, e nessuno sa ancora perché non può tornare finalmente in Patria e dalla sua compagna e dalla loro figlioletta.

Deve sganciare una somma enorme, circa mezzo milione di euro – “oppure la metà”, gli hanno detto – dopo avergli spolpato la sua azienda.  Al contrario di Zaki, Costantino fa, faceva, l’imprenditore. Ora lo hanno rovinato, dopo aver tentato di dimostrare un indimostrabile sostegno al terrorismo. Senza prove, altrimenti starebbe ancora in galera.

L’altra sera – e va dato merito a Tg2post (vedi foto sopra) – gli italiani hanno cominciato a conoscere la sua storia, ma è ancora troppo poco. Bisogna fare di più.

La premier Giorgia Meloni e i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani conoscono bene questa vicenda. C’è bisogno di un accorto lavoro diplomatico che consenta alla Meloni la telefonata decisiva con le autorità emiratine per riportare Costantino in Italia.

Ma ogni giorno perso affievolisce la speranza.

Che  può finalmente fare l’Italia

Si mobilitino i media, per non far diventare Andrea Costantino un’altra vittima dell’inconsistenza politica dell’ex ministro Di Maio – altro che premio nel Golfo Persico… – come accaduto ad un altro italiano sfortunato. Chico Forti, anche per lui le promesse di Giggino si sono rivelate da marinaio.

Sia il nostro nuovo governo a sapersi muovere per far prevalere dignità e umanità.