Nuove regole e stop alla movida, la rivolta dei commercianti. L’orario ridotto non serve

Nuovo DPCM, e nuove regole anche sulla movida e i locali notturni. Ma stretta anche su ristorazione, bar e palestre. Con lo stop imposto a tutte le discipline che comportano contatto fisico. Maggiore spazio tra i tavolini, e somministrazioni limitate alle 23. Insomma, non è un vero e proprio nuovo lockdown, ma poco ci manca. E molto dipenderà da come andrà la curva dei contagi nelle prossime settimane. Ma contro le nuove regole, è già rivolta di gran parte dei gestori dei locali. Molti dei quali si stanno faticosamente riprendendo dalla chiusura forzata di primavera. E che che difficilmente resisterebbero a un uovo stop.

Chiusure anticipate, la Fiepet Confesercenti all’attacco delle nuove regole. Sono solo un palliativo

Le associazioni di categoria  sono state durissime verso i nuovi provvedimenti del governo. E le regole più stringenti ti per la movida. Ci usano come capro espiatorio, hanno accusato senza mezzi termini quelli della Fiepet Confesercenti, con il presidente Claudio Pica. I minimarket allora dovrebbero chiudere alle 22, per evitare di vendere alcolici. Una cena al ristorante non può avere limiti più stretti della scarpetta di cenerentola, ha dichiarato Pica in una intervista al corriere.it.. Le nuove norme così sono un ibrido. un semplice palliativo. E il rimedio rischia di essere peggio del male. Gli assembramenti davanti ai locali vietati dalle 21? Ma già lo facciamo da soli, il controllo. Nel nostro interesse. L’unica norma sulla quale siamo d’accordo è il divieto di alcool in strada dopo le 22. Ma bisognerebbe guardare ai minimarket, che ormai hanno il monopolio di questo mercato. Il resto lo accettiamo, purché non si arrivi a un nuovo lockdown. Che per la categoria significherebbe la fine.

Non è chiudendo prima che si evitano gli assembramenti. Piuttosto mancano i controlli, e se li cacciano da davanti ai locali i giovani andranno altrove

Contrarissimo alle chiusure anticipate anche il presidente della Fipe Confcommercio Luciano Sbraga. Chiudere prima vuole soltanto dire mettere i giovani in strada, e farli girare per tutta la città. Qualcuno pensa che se i locali abbassano prima la serranda, i ragazzi davvero alle 23 andranno a casa? In più i controlli si fanno solo nelle piazze antistanti gli esercizi commerciali. Mentre basta voltare l’angolo, per vedere quanta gente ci sia nei vicoletti di Trastevere e di San Lorenzo. E gli fa eco Daniele Brocchi, direttore di Assoturismo. Siamo andati di persona a verificare la situazione a Trastevere, ha dichiarato Brocchi al corriere.it. E non è certo con le chiusure che si evitano gli assembramenti. Così sulla stessa lunghezza d’onda ritroviamo un po’ tutti i ristoratori e i gestori dei locali romani. Che temono di non riuscire più a lavorare con le nuove regole.

Come distruggi Roma. Bloccando bar e ristoranti

Non abbiamo spazio, ed impedire la sosta all’esterno equivale a chiudere. Le 21 a Roma è l’ora dell’aperitivo.

Andrea Botta gestisce un locale a piazza degli Osci a San Lorenzo. Adesso all’interno riesco a mettere al massimo 18 sedute. Se dalle 21 i giovani non possono stare davanti all’ingresso, tanto vale dirmi che devo chiudere. Caustico invece Christian delle Fave, che ha un grande esercizio commerciale a largo di Vigna Stelluti. A Roma alle 21 si prende l’aperitivo, ha dichiarato il ristoratore. E così sembra davvero un coprifuoco. Mentre Pier Paolo Piperno, un ristorante famoso al Ghetto, da’ un’altra chiave di lettura. Capisco il momento ma non credo che sia un provvedimento utile, afferma il ristoratore. Anzi, temo che così si finirà per spaventare ancora di più le persone. Finché i possibili avventori decideranno direttamente di restare a casa. Un grido di dolore di tutta la categoria che purtroppo sembra destinato a rimanere inascoltato.

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_ottobre_12/covid-roma-commercianti-ristoratori-chiudere-prima-meglio-lockdown-ma-non-serve-e32ccf16-0bfd-11eb-8551-988fe333186d.shtml