L’odio social condiziona la politica e persino la guerra
Anche i social sono diventati uno strumento propagandistico nella guerra, nelle guerre, oltre che nella politica, sempre più spesso l’odio passa sulle piattaforme online.
Sono diventati macchine infernali per la diffusione di tesi devastanti per l’orientamento della pubblica opinione, nazionale e non solo. E anche strumenti per lanciare le minacce più odiose.
Odio social, nuovo strumento di guerra
È il caso dei proclami dei filo Hamas contro la Meloni e gli esponenti del governo di centrodestra in Italia e altrove contro chiunque sostenga, ad esempio, le ragioni di Israele.
I social sono diventati ormai l’altra faccia delle piazze brulicanti di odio. Si può auspicare, urlare, rivendicare l’annientamento del popolo ebraico come se nulla fosse. Le scene a cui assistiamo ormai ogni fine settimana mostrano cortei di estremisti pericolosi che stanno diventando intollerabili.
Ed è così che si macchia la stessa causa del popolo palestinese, che ormai ha lasciato il campo all’esibizione della forza e del terrore da parte di Hamas. In quei cortei come nei social, tutto viene attribuito a Tel Aviv, come se nello Stato ebraico si debba subire un’offensiva brutale come quella del 7 ottobre senza il diritto alla reazione.
Quando l’indignazione diventa a senso unico
Certo, tutti sono sgomenti quando ad essere colpiti sono i civili e addirittura bambini. Ma questo pare succedere su entrambi i fronti. Purtroppo, l’indignazione trasmessa dai social come dalle piazze è davvero a senso unico.
È impressionante la propaganda che si registra attorno ai vari eventi: basti pensare all’autentica invenzione di una bomba israeliana sull’ospedale di Gaza. In realtà si trattava di un parcheggio vicino alla struttura, colpito per errore da uno dei tantissimi razzi sparati dall’organizzazione terroristica che domina i palestinesi in direzione nemica.
C’è davvero da ragionare seriamente sulla furia devastatrice del messaggio che segue quella degli attacchi. Perché giustifica una parte e condanna l’altra. Ma d’altronde se persino dall’Onu si segue una logica di parte, sembra impossibile placare gli animi sulle piattaforme online…