Oggi Roma celebra San Pietro e Paolo, testimoni della fede ricordati dal Papa

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Il martirio di Pietro e Paolo a Roma è stato da sempre ricordato con venerazione dai cristiani di tutto il mondo. Già nel 200 il presbitero romano Caio scrive a un amico: “Io posso mostrarti i trofei degli apostoli. Se infatti vorrai recarti in Vaticano o sulla via Ostiense troverai i trofei di coloro che hanno fondato la chiesa”. Pietro, nato a Betsaida della Galilea, figlio di Giovanni o Giona, era sposato e abitava a Cafarnao. Nel suo primo incontro con Gesù si sente dire: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa, Pietro”. Dare un nome nuovo voleva dire indicare la missione cui era destinato. Quando più tardi il Maestro, dopo una notte in preghiera, sceglie e costituisce i dodici, Pietro è il primo della lista e tale rimane in tutti gli elenchi del Nuovo Testamento.

Il Papa ricorda san Pietro e Paolo

“Festeggiamo oggi due grandi Apostoli del Vangelo e due colonne portanti della Chiesa: Pietro e Paolo”. Il Papa celebra la messa nella solennità dei Santi Pietro e Paolo e invita i fedeli a guardare “da vicino questi due testimoni della fede. Al centro della loro storia non c’è la loro bravura, ma l’incontro con Cristo che ha cambiato la loro vita. Hanno fatto l’esperienza di un amore che li ha guariti e liberati e, per questo, sono diventati apostoli e ministri di liberazione per gli altri”. Bergoglio invita a soffermarsi su un punto centrale. “Pietro e Paolo sono liberi solo perché sono stati liberati. Pietro, il pescatore di Galilea, è stato anzitutto liberato dal senso di inadeguatezza e dall’amarezza del fallimento, e questo è avvenuto grazie all’amore incondizionato di Gesù.

Gesù ha incoraggiato Pietro a seguirlo sulla via della croce

Pur essendo un esperto pescatore, ha sperimentato più volte, nel cuore della notte, il gusto amaro della sconfitta per non aver pescato nulla , davanti alle reti vuote, ha avuto la tentazione di tirare i remi in barca. Pur essendo forte e impetuoso, si è fatto prendere spesso dalla paura. Pur essendo un appassionato discepolo del Signore, ha continuato a ragionare secondo il mondo senza riuscire a comprendere e accogliere il significato della Croce del Cristo. E pur dicendosi pronto a dare la vita per Lui, gli è bastato sentirsi sospettato di essere dei suoi per spaventarsi e arrivare a rinnegare il Maestro. Eppure Gesù lo ha amato gratuitamente e ha scommesso su di lui. Lo ha incoraggiato a non arrendersi, a gettare ancora le reti in mare, a camminare sulle acque.

Così Gesù spezzò le catene di Pietro

A guardare con coraggio alla propria debolezza, a seguirlo sulla via della Croce, a dare la vita per i fratelli, a pascere le sue pecore”. Così, spiega il Pontefice, Gesù “lo ha liberato dalla paura, dai calcoli basati sulle sole sicurezze umane, dalle preoccupazioni mondane, infondendogli il coraggio di rischiare tutto e la gioia di sentirsi pescatore di uomini. Ha chiamato proprio lui a confermare nella fede i fratelli . A lui ha dato le chiavi per aprire le porte che conducono all’incontro con il Signore e il potere di legare e sciogliere. Legare i fratelli a Cristo e sciogliere i nodi e le catene della loro vita. Tutto possibile solo perché Pietro per primo è stato liberato. Spezzate le catene che lo tengono prigioniero.

La conversione di Paolo

E, proprio come accadde nella notte della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù dell’Egitto, gli viene chiesto di alzarsi in fretta, di mettere la cintura e legarsi i sandali per uscire. E il Signore spalanca le porte davanti a lui . E’ una nuova storia di apertura, di liberazione, di catene spezzate, di uscita dalla prigionia che rinchiude. Pietro fa l’esperienza della Pasqua: il Signore lo ha liberato. Anche l’Apostolo Paolo, ricorda il Papa, ha sperimentato la liberazione da parte di Cristo. “Liberato dalla schiavitù più opprimente, quella del suo io, e da Saulo, nome del primo re di Israele, è diventato Paolo, che significa piccolo. Liberato anche dallo zelo religioso che lo aveva reso accanito nel sostenere le tradizioni ricevute e violento nel perseguitare i cristiani.

Anche Paolo dovette soffrite molto

L’osservanza formale della religione e la difesa a spada tratta della tradizione, invece che aprirlo all’amore di Dio e dei fratelli, lo avevano irrigidito. Da questo Dio lo liberò; e, invece, non gli risparmiò tante debolezze e difficoltà che resero più feconda la sua missione evangelizzatrice. Le fatiche dell’apostolato, l’infermità fisica. Le violenze e le persecuzioni, i naufragi, la fame e la sete, e, come egli stesso racconta, una spina che lo tormentò nella carne. Paolo ha fatto l’esperienza della Pasqua: il Signore lo ha liberato”.

Meloni: valorizzare la nostra città

Da parte sua il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, dichiara: “Oggi Roma festeggia i suoi patroni, Pietro e Paolo. Buon onomastico a tutti coloro che portano i nomi di questi due Santi Apostoli, colonne della Chiesa cattolica. Roma non dimentichi mai di essere culla e Capitale della cristianità: è la nostra identità e come romani abbiamo il dovere di custodirla e valorizzarla”.