Omicidio di Torvaianica: doppia condanna all’ergastolo per i due killer di ‘Passerotto’
La Corte d’Assise di Frosinone ha emesso due condanne all’ergastolo per i due killer che hanno giustiziato senza pietà ,sulla spiaggia, tra i bagnanti, Shehaj Selavd, detto “Passerotto”. Un agguato in pieno stile mafioso avvenuto il 20 settembre 2020 sul litorale di Torvaianica. Il pubblico ministero Francesco Cascini aveva chiesto l’ergastolo per Raul Esteban Calderon, l’argentino accusato anche dell’assassinio del noto ultras Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, e per Giuseppe Molisso: ossia per i due killer. E le sue richieste sono state ora entrambe esaudite dai giudici. La sentenza è stata resa pubblica intorno alle ore 19,15 di oggi, lunedì 4 novembre.
Omicidio con aggravante mafiosa
La pm Rita Ceraso aveva già ampiamente sottolineato, nel corso del processo, l’aggravante mafiosa del crimine, collocandolo all’interno di un contesto di vendette legate al traffico di droga. La vittima, Passerotto, era conosciuto per i legami con ambienti criminali albanesi vicini a Piscitelli. Secondo il pm, l’omicidio sarebbe stato orchestrato a causa di rivalità tra il gruppo di Diabolik e quello dei fratelli Bennato e Molisso. Dopo il fallito attentato ai danni di Leandro nel 2019, lo stesso Leandro insieme a Calderón – sottolinea il pubblico ministero Francesco Cascini – va alla ricerca di Fabrizio Fabietti, ex braccio destro di Diabolik. Sulla caratura criminale di Molisso, considerato insieme a Calderon l’organizzatore del delitto di Passerotto, il pm dice: “Gestisce quantità enormi di stupefacenti. Detiene armi”.
Le indagini hanno rivelato che, dopo un fallito attentato ai danni di Leandro Bennato nel 2019, quest’ultimo avrebbe collaborato con Calderon per cercare Fabrizio Fabietti, ex braccio destro di Diabolik. La figura di Molisso, spicca per il suo coinvolgimento in traffici di stupefacenti e armi, e sarebbe stato, insieme a Calderon, uno dei principali organizzatori dell’omicidio di Passerotto. La procura ha chiesto la massima pena per entrambi, giudicando questo delitto un chiaro “messaggio di forza” destinato agli ambienti criminali, come sottolinea il pm Cascini: omicidio mafioso “volutamente eseguito di domenica in spiaggia davanti a decine di testimoni e con vie di fuga complicate, per mandare un messaggio di forza”.
Chi sono gli imputati
I ruoli dei singoli imputati sono stati ricostruiti nel dettaglio. Calderon, noto anche con il nome reale di Gustavo Alejandro Musumeci, e i fratelli Bennato sono accusati di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. Cianfrocca e De Rosa, invece, avrebbero avuto ruoli minori nell’organizzazione del delitto: il primo fornendo l’arma e il secondo recuperando uno scooter rubato usato per l’agguato.
L’omicidio nella spiaggia piena di bagnanti
Secondo le testimonianze, quel giorno la spiaggia di Torvaianica era gremita di bagnanti. Due uomini con casco integrale e mascherina sono arrivati in scooter allo stabilimento Bora Bora, dove Selavd lavorava con la compagna. Uno dei due sicari, travestito da runner, ha freddato Passerotto con due colpi di pistola, lasciando la scena in pochi istanti. La procura è convinta che l’assassino sia Calderon, già implicato nella morte di Diabolik l’anno precedente. Questo omicidio e quello di Piscitelli sarebbero quindi collegati, come parte della faida esplosa dalla morte del capo ultras.
Raul Esteban Calderon, già coinvolto nel brutale omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, emerge come una figura centrale anche in questo processo. La sua abilità nel celare la propria identità è stata svelata grazie a una rogatoria internazionale che ha confermato il suo vero nome, Gustavo Alejandro Musumeci, dato che aveva cercato di nascondere dietro pseudonimi. Questo dettaglio ha aggiunto un ulteriore tassello al quadro complesso delle sue attività criminali, estese tra Italia e Argentina.
Le connessioni con l’omicidio di Diabolik
Il 7 agosto 2019, Piscitelli fu colpito mortalmente alla testa, in pieno giorno, al Parco degli Acquedotti, un’esecuzione che ha lasciato la città sotto shock. Da quell’episodio è nato uno dei processi più intricati e seguiti degli ultimi anni. Calderon, accusato anche di questo delitto, ha sempre respinto le accuse, proclamandosi estraneo ai fatti. In aula ha presentato una memoria di sette pagine in cui ha espresso rammarico per la morte di Diabolik, dichiarando di sperare che il vero colpevole venga presto identificato.
La difesa di Calderon
La difesa di Calderon insiste sull’assenza di prove schiaccianti a suo carico. Ha cercato di smontare il quadro dell’accusa mettendo in evidenza il lato personale dell’imputato: problemi di salute e difficoltà personali che, secondo i suoi legali, dovrebbero ridimensionare la percezione del suo coinvolgimento.