Omicidio di Willy Monteiro, la sentenza di appello bis: ergastolo per Marco Bianchi, 28 anni a Gabriele

La lettura della sentenza di Willy Monteiro

Contenuti dell'articolo

Omicidio di Willy Monteiro, la sentenza di appello bis: ergastolo per Marco Bianchi, 28 anni a Gabriele. La giustizia ha emesso il suo verdetto definitivo nel processo di appello bis per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Marco Bianchi, riconosciuto colpevole del brutale assassinio del giovane di Paliano, è stato condannato all’ergastolo. Per il fratello Gabriele, invece, la pena è stata fissata a 28 anni di reclusione.

Dopo quattro anni e mezzo di battaglie legali, la Corte d’Appello ha riformulato la sentenza seguendo le indicazioni della Cassazione, che aveva ritenuto contraddittoria la precedente decisione di ridurre le pene concesse ai due imputati. Le attenuanti generiche, ritenute non giustificate per Marco Bianchi, sono invece state applicate a Gabriele, permettendogli di evitare l’ergastolo.

Le altre condanne definitive

La sentenza di Cassazione aveva già reso definitive le condanne per gli altri due partecipanti al massacro. Francesco Belleggia sconterà 23 anni di reclusione, mentre Mario Pincarelli dovrà scontare una pena di 21 anni. La Corte ha confermato in via definitiva la responsabilità di tutti e quattro gli imputati nella brutale aggressione che ha portato alla morte di Willy.

Un’aggressione fulminea e senza motivo

Diciassette secondi. Tanto è bastato per togliere la vita a Willy Monteiro. Un tempo brevissimo, sufficiente per trasformare una notte tra amici in un incubo senza ritorno. L’aggressione è stata violenta, cieca, senza alcuna motivazione se non l’arroganza del branco. Gabriele Bianchi ha sferrato il primo calcio, violentissimo, al petto del ragazzo. Subito dopo, Marco Bianchi lo ha colpito, seguito dagli altri due aggressori. Willy è stato preso a pugni e calci, anche quando era già a terra, inerme, senza alcuna possibilità di difendersi.

I quattro, arrivati sul posto con la volontà di imporre la propria legge con la forza, si sono scatenati senza pietà, lasciando il giovane senza scampo. La furia del branco non ha lasciato spazio a esitazioni: la violenza è stata immediata, spietata, definitiva.

Il processo e le reazioni

Durante il processo, i fratelli Bianchi hanno provato a difendersi, respingendo le accuse più gravi. Marco Bianchi, collegato in videoconferenza dal carcere, ha ammesso di aver sferrato un calcio, ma ha negato un coinvolgimento più esteso: “Sono responsabile del mio calcio, ma mio fratello non ha mai toccato Willy”. Gabriele, invece, ha dichiarato di non aver colpito il ragazzo e di essere vittima di un errore giudiziario: “Morirò in carcere, ma non ammetterò mai un reato che non ho commesso”.

Parole che non hanno convinto la Corte d’Appello, che ha invece confermato la ricostruzione della dinamica dell’omicidio e la responsabilità diretta dei due fratelli. La sentenza ha ribadito che la morte di Willy è stata il risultato di una violenza ingiustificata, esercitata con modalità brutali e prive di qualsiasi attenuante.

Una famiglia distrutta dal dolore

La madre di Willy, Lucia Monteiro Duarte, ha accolto la sentenza con dignità e dolore. La sua voce, segnata da una sofferenza impossibile da colmare, ha espresso un solo desiderio: che chi ha tolto la vita a suo figlio possa finalmente rendersi conto del male causato.

“Le condanne non ci ridaranno Willy”, ha detto con amara consapevolezza. Un pensiero che racchiude tutto il dolore di una famiglia segnata per sempre da una tragedia senza senso.

Il verdetto finale chiude uno dei casi di cronaca nera più sconvolgenti degli ultimi anni, ma lascia aperte ferite che difficilmente potranno rimarginarsi. Willy Monteiro Duarte è diventato il simbolo di una gioventù spezzata dalla violenza gratuita. E la sua memoria continua a chiedere giustizia.