Omicidio Marco Vannini, l’ex fidanzata Martina esce dal carcere: sarà una barista nella scuola Piersanti Mattarella
Martina Ciontoli, l’ex fidanzata di Marco Vannini, torna per la prima volta a una vita sociale fuori dalle mura del carcere. La giovane, condannata a 9 anni e 4 mesi per il concorso nell’omicidio del ventenne di Cerveteri, ha ottenuto il permesso di lavorare all’esterno della casa circondariale di Rebibbia, grazie alla buona condotta mantenuta durante la detenzione. Ora Martina presterà servizio come barista all’interno della Scuola superiore per l’Educazione penale “Piersanti Mattarella”, un ambiente controllato e protetto.
Un caso che ha sconvolto l’Italia
La vicenda di Marco Vannini, morto la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli, aveva profondamente scosso l’opinione pubblica. Un colpo di pistola, esploso accidentalmente dal padre di Martina, Antonio Ciontoli, aveva ferito mortalmente il giovane. Tuttavia, la tragedia si era aggravata a causa di ritardi nei soccorsi, generati da una catena di omissioni e bugie raccontate dalla famiglia per minimizzare l’accaduto. Secondo i giudici, queste azioni avrebbero contribuito alla morte di Marco, lasciato agonizzante per ore.
Nel 2021, la Corte di Cassazione aveva confermato le condanne: Antonio Ciontoli a 14 anni per omicidio con dolo eventuale e gli altri membri della famiglia, compresa Martina, a 9 anni e 4 mesi. La madre di Marco, Marina Conte, aveva sempre lottato per ottenere giustizia per il suo “angelo biondo”, ma ha più volte dichiarato di non conoscere ancora tutta la verità su quella tragica notte.
Una nuova opportunità per Martina
Martina Ciontoli, che questa estate compirà trent’anni, ha dimostrato in carcere un comportamento esemplare. Ha scontato un terzo della pena e si è laureata in Scienze Infermieristiche con il massimo dei voti. Questi traguardi le hanno permesso di accedere ai benefici previsti dall’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che consente ai detenuti di lavorare all’esterno come parte di un percorso di reinserimento sociale.
Il suo nuovo incarico come barista si svolge presso il bar interno alla Scuola “Piersanti Mattarella”, una struttura del Ministero della Giustizia riservata a dirigenti e dipendenti dell’amministrazione giudiziaria. L’ambiente protetto garantisce un contesto controllato, con contatti limitati a docenti e fornitori. Martina è autorizzata a lavorare dal lunedì al venerdì, per un turno di sette ore, dalle 7:30 alle 14:30. Ogni giorno viene scortata dalla casa circondariale al luogo di lavoro, per poi fare ritorno alla sezione femminile di Rebibbia nel pomeriggio.
Un segnale di reintegrazione sociale
La possibilità concessa a Martina Ciontoli è un esempio concreto della funzione rieducativa del carcere, prevista dalla Costituzione italiana. Secondo i responsabili della direzione carceraria, Martina ha mostrato un sincero pentimento per quanto accaduto e un forte impegno nel costruire un futuro diverso. La sua buona condotta e il completamento di un percorso accademico con risultati eccellenti sono stati fattori determinanti per il permesso lavorativo.
La villetta di Ladispoli all’asta
Mentre Martina avvia il suo percorso di reintegrazione, la casa dove si consumò il dramma è stata messa all’asta lo scorso ottobre. Questo segna un ulteriore capitolo nella complessa storia dell’omicidio Vannini, che ha lasciato una ferita profonda nella comunità e nella famiglia della vittima.
Il ritorno alla vita sociale di Martina Ciontoli rappresenta un passo controverso e delicato, che divide l’opinione pubblica tra chi vede in essa un segno di speranza e chi la considera un colpo difficile da accettare per i familiari di Marco Vannini. Resta il ricordo di una tragedia che ha scosso l’Italia e la necessità di continuare a riflettere sul valore della giustizia e della riabilitazione.