Ordinanza anti alcol, il comune insiste e gli esercenti bangladini si infuriano

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L’ordinanza anti-minimarket fortemente voluta dall’amministrazione gualtieri è scaduta il 6 marzo. Ma sembra quasi certo che verrà prorogata per almeno un altro mese. Anche perché I e II Municipio, gli unici due interessati, lo hanno chiesto ufficialmente al sindaco proprio ieri, mercoledì 9 marzo.

L’ordinanza impone  l’obbligo di abbassare le saracinesce alle 22 dal venerdì alla domenica per gli esercizi commerciali di prossimità. Quelli per intenderci che vendono prodotti alimentari e bevande alcoliche, soprattutto nelle zone di San Lorenzo, Trastevere e piazza Bologna. E secondo le due minisindache ha sortito i suoi effetti. “Le cose sono migliorate – ha commentato Francesca Del Bello, alla guida del II dal 2016 – anche perché c’è stato un presidio più esteso e costante del territorio da parte delle forze dell’ordine. Sono cinque fine settimana che a San Lorenzo abbiamo il camper della squadra mobile della Polizia di Stato. La situazione è più sotto controllo al momento”. L’intenzione, quindi, è che tutto rimanga così com’è fino a Pasqua. “La cosa positiva – prosegue la mini sindaca del II – è che il commissariato di San Lorenzo ha chiesto e ottenuto dal Questore un impegno in forze maggiori”.

Soddisfatti gli esercenti regolari, ma l’ordinanza crea tante polemiche

Anche gli esercenti – quelli esclusi dall’ordinanza – sono soddisfatti di come sono andate le cose nell’ultimo mese. “Il rafforzamento dei controlli  e la chiusura anticipata dei minimarket – fa sapere Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti Roma e Lazio – hanno contribuito senza dubbio a migliorare la situazione. Quasi sicuramente ci sarà una proroga, come confermato anche dall’assessora Lucarelli in un incontro con noi. A San Lorenzo le cose sono diverse, lì c’è un discorso di spaccio e delinquenza che andrebbe affrontato in altro modo”.

Sulla raffica di controlli e di sanzioni che hanno colpito anche pub, ristoranti e altre attività aperte la sera, Pica ribadisce la sua posizione. “Se c’è qualcuno che sbaglia è giusto che paghi – conclude -. Ma parliamo di forse l’1% del totale. Ci sono 8.000 locali a Roma che fanno attività serale, al massimo 50 o 60 ha la cattiva abitudine di aggirare le regole”. E infine un paio di proposte per dare una svolta positiva al fenomeno. “Innanzitutto individuare luoghi dove installare le telecamere. Capendo, nei casi in cui sono già presenti, se sono veramente collegate a una centrale operativa pronta a intervenire. E poi sarebbe auspicabile l’istituzione di un tavolo permanente allargato alle associazioni come la nostra. Tra dieci giorni dovrebbe riunirsi l’osservatorio sulla sicurezza, speriamo di esserci”.

I commercianti bangladini sul piede di guerra

“Pago le tasse, ho due dipendenti regolarmente assunti, ho sempre rispettato le regole: perché il comune ha deciso che è mia la colpa della malamovida a Roma?”. La domanda se la pone Islam, 31 anni, cittadino bengalese che nella Capitale fa impresa da sei anni. Ed è  proprietario di due mini-market nel cuore di Trastevere. Lo fa per conto di (quasi) tutti gli esercenti come lui. Limitandosi al nome per tutelare la sua attività e la sua famiglia. Da un mese a questa parte abbassa la saracinesca alle 22 per tutto il fine settimana, come stabilito dall’ordinanza di Gualtieri . Scaduta sabato 6 marzo ma destinata ad essere prorogata per altri 30 giorni almeno.

Arrivato in Italia nel 2007, da oltre dieci anni è nel settore della vendita, prima come dipendente e poi da titolare. Ha un negozio a via San Francesco a Ripa e un altro a piazza San Cosimato. La’dove i residenti da tempo denunciano le notti insonni dovute alle folle di giovani e giovanissimi che bevono in strada fino alle prime ore del mattino. “Vendo frutta e verdura – spiega a RomaToday – ma anche prodotti alimentari e ho un piccolo frigo con bevande alcoliche e analcoliche. Ma posso garantire che il mio fatturato dipende solo per il 10% da queste ultime”.

“Ho perso il 40% della clientela”

Aperto dalle 8 alle 24 fino a prima della stretta del Campidoglio, Islam era diventato un punto di riferimento soprattutto per i residenti del rione. “Ho rilevato un’attività ventennale da una signora italiana – continua il giovane imprenditore – e ho mantenuto la clientela. La gente viene da me per fare la spesa, spesso molto tardi la sera, soprattutto nel fine settimana”. Ma adesso il commerciante lamenta un calo del fatturato superiore al 40%.

“Mai venduto alcol ai minorenni”

Ovviamente Islam non nega che qualche suo collega abbia fatto il furbo. “Certo, ma il 95% delle attività come la mia ha sempre chiuso a mezzanotte – sottolinea -. Quindi chi la fa la malamovida? Di chi sono i bicchieri in mano ai ragazzini alle quattro di mattina? Io non ho mai venduto una birra o altri alcolici senza vedere un documento d’identità, non mi faccio bastare nemmeno la tessera sanitaria, voglio vedere la foto. E a mezzanotte, pur rinunciando a parecchi introiti data la folla di persone che c’è ogni sera qui a Trastevere, ho sempre abbassato le saracinesche”.