Ormai è un coro unanime in tutta Italia: riaprite il Forlanini
Forlanini, ormai è un coro in tutta la nazione: riaprire quella struttura ospedaliera realizzata dal fascismo per la tbc. Negli anni Trenta era il più grande ospedale non d’Italia, ma d’Europa. Era uno dei 50 sanatori in Italia fatti da Mussolini per la tbc. Una struttura di cui andare orgogliosi. Negli ultimi anni è progressivamente andato in rovina, fino a quando, nel 2015, fu chiuso definitivamente. Ora Fratelli d’italia e il centrodestra chiedono a gran voce di riaprirlo.
Fratelli d’Italia, il Forlanini va riaperto subito
E ogni giorno altre voci si uniscono per chiedere la riapertura del Forlanini. Una è particolarment esignificativa, perché è una persona che il Forlanini lo conosce bene in quanto ci ha lavorato. E’ il professor Massimo Martelli, che al Forlanini era il primario di chirurgia toracica, intervistato dal quotidiano romano Il Tempo. “Il Forlanini – dice il professor Martelli – era un’eccellenza italiana per le malattie polmonari. Fu costruito in tre anni”. Martelli spiega che il suo declino iniziò nel 2006, quanto l’allora governatore Marrazzo decise che sia Forlanini sia San Giacomo dovevano chiudere.
Il professor Martelli: fu la politica a chiuderlo”
“Io – dice Martelli – raccolsi 50mila firme e scongiurai la chiusura”. Poi Montino tentò di proseguire quel progetto ma non ci riuscì. Poi con l’avvento del governatore Polverini l’ospedale non fu più toccato. Ma nel 2015 le sinistre raggiunsero il loro obiettivo e lo chiusero. Il problema, spiega ancora il professore, è che noi abbiamo cinquemila posti in rianimazione, a fronte, ad esempio, dei 25mila della Germania. “Non abbiamo munizioni, insomma…”.
Anche i consumatori ne chiedono la riapertura
Da parte sua l’Aduc, Associazione Diritti Utenti e Consumatori, ha inviato una lettera al presidente della regione Laizo Zingaretti. “Riaprire l’ospedale Forlanini a Roma. E’ la richiesta che facciamo al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. L’ospedale aprì nel 1934 proprio per la cura delle malattie respiratorie.
Era una cittadella autosufficiente: dall’approvvigionamento idrico al fabbisogno alimentare, dai trasporti interni al funzionamento energetico, il tutto, in una struttura urbanistica dotata di viali alberati e illuminati, chiese, campi di bocce, biliardi, cinema, teatri, centrale termica, scuole per bambini, emittente radiofonica, barbiere, parrucchiere e refettori.
Con l’attuale epidemia potrebbe essere utilissimo
Oggi, con l’epidemia da Coronavirus, potrebbe curare gli affetti da sindrome acuta respiratoria, con un adeguamento della struttura da realizzarsi in pochissimo tempo, e comunque, aumenterebbe il numero dei posti disponibili per la cura dei malati o per la quarantena dei soggetti in osservazione. Si è ancora in tempo per attivare alcuni reparti del “Forlanini” per far fronte alle emergenze. Sollecitiamo la Regione Lazio a intervenire per tempo”, conclude l’Aduc.
Righini (FdI): non perdiamo tempo, riaprire Forlanini e San Giacomo
“Come consigliere del Lazio faccio mia la richiesta inoltrata dal deputato Trancassini, Presidente della Consulta Sanitaria Regionale di Fdi. Non c’è tempo da perdere, bisogna riaprire gli ospedali Forlanini e S. Giacomo dove si possono allestire altri reparti di terapia intensiva per fronteggiare un possibile incremento dei contagi. Ilgovernatore Zingaretti e l’assessore D’Amato pongano rimedio al grave errore fatto con la chiusura dei due storici nosocomi romani, che devono essere riattivati al più presto, per garantire maggiori possibilità di guarigione ai pazienti più gravi e ridistribuire l’ingente mole di lavoro di medici e sanitari”. Così in un comunicato Giancarlo Righini, il consigliere regionale del Laziodi Fratelli d’Italia.
“Forlanini e S. Giacomo, un tempo eccellenze ospedaliere, sono ora più che mai presidi indispensabili per un bacino d’utenza regionale di 6 milioni d’abitanti, che solo la miopia di un’amministrazione regionale, interessata per fini propagandistici, più all’uscita dal commissariamento della Sanità, che non alla qualità delle cure ai malati, poteva chiudere”, conclude Righini.