Ostia, chiama la moglie mentre sta per tornare a casa, poi scompare: salvato da un poliziotto ‘testardo’
“Aiuto, mio marito è scomparso”. È mercoledì 4 Settembre quando una donna sotto shock, accompagnata dal figlio entra negli uffici del commissariato di Polizia di Ostia, in viale Giuseppe Zerbi.
Il marito della signora è scomparso, di lui non si hanno più sue tracce dal giorno precedente, dopo l’ultima conversazione telefonica tra i due coniugi.
Durante la telefonata il 73enne, che dal tono di voce sembrava essere estremamente stanco, riferisce di trovarsi vicino Viterbo.
Il viaggio… senza ritorno
L’uomo va in vacanza nel suo paese natale, in Ungheria, utilizzando l’automobile. Dopo aver trascorso alcuni giorni con la famiglia d’origine, riprende l’auto per tornare a casa, a Ostia, tenendosi in contatto telefonico con la moglie e il figlio. Ma, dopo l’ultima chiamata, fatta appunto all’altezza di Viterbo, di lui si perdono le tracce.
Non solo non rientra, ma non risponde più al telefono. La moglie si allarma e chiama i familiari. Che non hanno la minima idea di dove possa essere finito il loro congiunto. E allora la donna, insieme al figlio Stefano va al commissariato di Polizia di Ostia e insieme denunciano la scomparsa dell’uomo.
La denuncia per scomparsa
A raccogliere la denuncia un sottufficiale che li ascolta e si attiva immediatamente. Chiede al figlio di provare a chiamarlo ma anche stavolta non c’è risposta. Anche la figlia del 73enne, da casa, insieme al marito, provano insistentemente a chiamare, stando al contempo in contatto telefonico con il Commissariato. Ma niente. Il papa’ non risponde.
Poi la svolta. “Pronto, chi è?”, si sente dire al telefono dalla voce confusa del 73enne, che finalmente risponde all’ennesima chiamata della figlia. “Papà, dove sei? Ti stiamo cercando”.
L’uomo farfuglia, non si capisce bene quello che dice e la figlia si rende conto che qualcosa non va. Sembra avere segnali di squilibrio mentale e non sapere dove si trova.
Arrivato fino alla provincia di Bologna in stato confusionale
La figlia da casa parla con il padre, mentre suo marito è in contatto con l’operatore della polizia che coordina il tutto. Dice alla figlia di continuare a parlare con il papà, mentre lui cerca di rintracciare la sua posizione. L’uomo per un attimo si riprende e dice “Gardaletta”. Da qui l’agente riesce a capire che la località in cui si trova era Marzabotto, in provincia di Bologna.
La locazione del cellulare in uso però non arriva, il tempo passa e la moglie va nel panico. L’operatore prova a contattare la stazione dei carabinieri ma sfortunatamente risulta chiusa. Il poliziotto non si arrende e fa richiesta alla locale sala operativa dei carabinieri di Bologna.
Momenti di panico
Nel frattempo la figlia è ancora al telefono con il padre, ma si accorge che il suo linguaggio sta deteriorandosi, non riesce a chiedere aiuto ai passanti e le sue parole sono sempre più incomprensibili fino a non parlare più.
La figlia lo chiama, ma lui non risponde, nonostante la chiamata sia ancora attiva. La figlia va nel panico. Il poliziotto, restando sempre in contatto telefonico con il marito della figlia e con l’altro figlio e la moglie al comando, riesce a ricevere notizie da Bologna.
Perso tra i boschi
Il disperso si trova nel parco storico di Monte Sole, in mezzo ai boschi tra Vado e Murazze. Cominciano le ricerche, generiche, che però non portano al ritrovamento. La zona è molto ampia e l’uomo non si trova.
L’operatore di Polizia non demorde e invita la figlia che ancora è in linea “silente” con il padre a chiamarlo per nome, alzando il tono di voce. L’uomo si riprende, sente la voce della figlia e si rianima, risponde e in un attimo di lucidità dice “Chiesa San Nicola“.
La figlia aggiorna il poliziotto e l’operatore “testardo” immediatamente contatta la stazione dei carabinieri Vergato passando l’informazione.
Il ritrovamento
Grazie a questa nuova notizia i carabinieri vanno verso la chiesa e riescono a ritrovare il disperso in località Castelletto.
Vengono chiamati gli operatori del 118. L’uomo, in evidente stato confusionale, viene portato in salvo all’ospedale Maggiore di Bologna, dove viene ricoverato per diverse ore fino all’arrivo dei familiari che lo abbracciano in lacrime e lo riportano a casa.
La gratitudine verso il “poliziotto testardo”
Il figlio Stefano ci teneva a ringraziare il poliziotto che ha coordinato l’intera indagine. “Se oggi possiamo riabbracciare nostro padre è sopratutto grazie alla sua caparbietà, ritrovarlo non era affatto scontato e avevamo perso ogni speranza. Non appena si sarà ripreso vorremmo portarlo al comando per fargli conoscere il suo salvatore”.
La richiesta d’aiuto
Stefano fa anche un appello per chiedere in quale ospedale pubblico o privato potrebbero portare il padre malato per fargli una risonanza magnetica: nessuna struttura ha dato il consenso o si vuole prendere la responsabilità di fargliela, visto che in passato ha avuto un operazione alla clavicola e gli è stato messo un chiodo.
Sembrerebbe che una risonanza magnetica ad una persona con un chiodo potrebbe pericolosa e nessuno si vuole prendere la responsabilità.
All’ospedale di Bologna gli è stata fatta una tac dove nulla è stato riscontrato, ma solo una risonanza magnetica potrebbe far capire cosa realmente sia successo al 73enne, per evitare che si trovi nuovamente nelle stesse condizioni.