Ostiamare, la rabbia e l’orgoglio del presidente Di Paolo: “Sullo stadio Anco Marzio chiedo chiarezza io per primo”
“Ho preso l’Ostiamare per aiutare questa società e per aiutare Ostia, ero arrivato con entusiasmo, ma mi sta piombando addosso di tutto, mi è arrivato pure un avviso di garanzia per un abuso edilizio che non ho fatto”: il presidente Roberto Di Pietro parla con un misto di incredulità e rabbia davanti ai giornalisti convocati all’Anco Marzio per raccontare la sua versione dei fatti.
Una conferenza stampa attesa e doverosa, dopo la pirotecniche dichiarazioni dell’assessore allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Onorato. Dichiarazioni che avevano tirato in ballo il presidente e suo figlio Alessandro.
Un impianto che da molti anni (“gli spogliatoi almeno dal 2008”) non è a norma, ma che il Campidoglio chiede ora di ristrutturare in tempi record.
“Tutto è iniziato il 28 gennaio”
“Segnatevi questa data, tutto è cominciato il 28 gennaio 2022, dopo che ho firmato il contratto di acquisto dell’Ostiamare”, dice il presidente della società lidense. Di Paolo ha ripercorso sinteticamente l’incrocio di “pec” in arrivo dal Campidoglio, la prima appunto la sera stessa del 28 gennaio, poche ore dopo la firma davanti al notato. Ricorda il patron Di Paolo che gestiva solo la prima squadra ed il settore tecnico e non aveva accesso negli uffici societari che erano gestiti dalla vecchia proprietà concessionaria dell’impianto.
“Mi hanno accusato di non aver comunicato al Comune l’acquisizione della società Ostiamare e di conseguenza dell’impianto in concessione prima dell’operazione economica che ho concluso il 28 gennaio, ma allo stato attuale doveva essere semmai il concessionario in essere a comunicare la nuova proprietà.….non ero informato degli abusi commessi e dell’entità degli stessi, ripeto mi interessavo della prima squadra. L’acquisto della società per me è stato un atto d’amore”. Di Paolo ha ricevuto un avviso di garanzia: “…per abusi che non ho commesso – ricorda – è chiaro che con il vecchio concessionario dobbiamo chiarire parecchie cose, ma intanto il comune deve darmi tempo, ripeto sono disposto ad intervenire, questa estate ho rifatto il campo a mie spese (400 mila euro), posso fare tutto il resto, ma ripeto, aspetto i permessi e le autorizzazione necessarie prima di procedere. Solo di mancati sponsor ho rimesso quasi mezzo milione di euro”.
Il documento artefatto: Di Paolo ricostruisce la vicenda
Sulla posizione del figlio Alessandro dopo le ultime dichiarazioni rilasciate dall’assessore Alessandro Onorato, Di Paolo ha ricordato:. “Quando ci è stato notificato di non poter giocare a porte aperte, cosa che avevamo fatto fino a qualche giorno prima, perché per l’iscrizione al campionato bisogna dare la documentazione relativa al campo, a cui aveva provveduto il precedente concessionario, ho personalmente chiesto alla Lega Nazionale Dilettanti quale documento fosse stato allegato a supporto della domanda di iscrizione al campionato per garantire il regolare svolgimento delle gare all’interno dell’impianto fino a quel momento. La Lega Nazionale Dilettanti ci ha prontamente risposto inviandoci l’ormai famoso documento che aveva permesso di giocare alla precedente gestione. Ribadisco dunque che quel documento era allegato alla domanda di iscrizione al campionato 2021/22 effettuato dal precedente concessionario. Ho consegnato il documento a mio figlio che lo ha direttamente portato in Questura sicuro di chiarire la problematica sorta potendo contare su un documento fornito direttamente dagli uffici preposti. Tant’è che Alessandro ha già chiarito a verbale nelle sedi opportune quanto è accaduto così come lo ho appena esposto. Questo proprio per sgomberare qualsiasi dubbio su chi avesse o meno artefatto in qualsiasi maniera tale documento”.
“Chiedo al Campidoglio un cronoprogramma per rimodernare il centro sportivo”
“Se butto giù gli spogliatoi oggi, devo fermare l’intera attività. Qui parliamo di un centro sportivo: se mi avessero dato una deroga a maggio, in tre mesi lo avrei fatto. Per 17 anni si è aspettato senza intervenire, io invece chiedo 6 mesi di tempo e non me li danno”. E ancora: “Tra tesserati e collaboratori ci sono 600 persone da tutelare: deve venire il Comune a chiudere l’impianto e mandare via tutti”. Di Paolo poi riserva un ultimo sguardo al futuro: “Io vado avanti e voglio rimodernare il centro, quello di cui ho bisogno è avere rapidità nella concessione dei permessi per ricostruire velocemente quello che ho già cominciato ad abbattere a causa delle irregolarità della passata gestione”.