Ottanta anni fa nascevano le Ausiliarie della Rsi: una rivoluzione militare, sociale e politica

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80 anni fa veniva istituito il corpo del Servizio Ausiliario Femminile delle Forze Armate Repubblicane, meglio noto come le “ausiliarie”. Oggi pochi lo ricordano, ma fu un’autentica rivoluzione copernicana non solo in campo militare ma anche sociale e politico. Il governo itaiano decise di istituire questa formazione come contributo allo sforzo bellico, le cui componenti, oltre seimila, erano tutte volontarie. Ragazze di 18, 20 anni, coraggiose e sognatrici, aderirono entusiasticamente al Saf per contribuire alla lotta della Patria contro gli invasori. Ma il Saf ha anche un altro record: fu comandato dal primo e finora unico generale di brigata donna, Piera Gatteschi Fondelli, caso unico in Europa, con l’ausilio del colonnello Cesarina Panchieri.

La furia dei partigiani sulle ausiliarie e guerra finita

Il Comando Generale del Saf su dapprima aVenezia poi nel 1945 a Como. Erano inquadrate come personale militarizzato con la qualifica di volontarie di guerra. Erano poste alle dipendenze dei comandi delle Forze Armate Repubblicane o della Guardia Nazionale Repubblicana. Fino alla fine della guerra le ausiliarie ebbero relativamente poche vittime, ma a guerra finita l’odio partigiano si scatenò su di loro con torture, violenze, stupri, omicidi e ritorsioni sulle loro famiglie. Nei casi migliori subivano il taglio dei capelli e la sfilata tra sputi e insulti per strada. Migliaia furono le vittime, una delle ultime fu Brunilde Tanzi, assassinata alla fermata d’autobus nel gennaio del 1947 dalla Volante Rossa, in un agguato non militare ma terrorista.

Oggi molti riscoprono le ausiliarie della Rsi

Oggi la letteratura sulle ausiliarie è piuttosto ricca, ma una delle prime opere a sdoganare queste eroine fu quello di Annalisa Terranova, nel suo libro “Camicette nere: donne di lotta e di governo da Salò ad Alleanza nazionale”, del 2007. Ben 13 ausiliarie insignite di decorazioni della Repubblica Sociale Italiana, tra cui tre medaglie d’oro: Franca Barbier, Marina Garzena e Angelina Milazzo. Pochi giorni prima del 18 aprile, la X Flottiglia Mas aveva già istituito un servi zio di ausiliarie al comando dell’ispettrice del settore sportivo femminile dei GUF Fede Arnaud Pocek, che era un servizio separato rispetto al Saf.

Dopo la guerra molte di loro entrarono nel Movimento Sociale Italiano

Come racconta Luciana Pennesi sul Secolo d’Italia, dopo l’8 settembre centinaia di giovani donne si radunarono in molte piazze d’Italia, in particolare a piazza Sansepolcro a Milano, chiedendo di essere arruolate per poter servire la patria. Fu così che si concretizzò negli alti comandi l’idea del servizio Ausiliario Femminile.  Il regolamento del Saf era austero e rigoroso: “gonne sotto il ginocchio, vietato il fumo e i cosmetici, proibito uscire a passeggio con i soldati”. Ciò affinchè l’aspetto dell’Ausiliaria fosse dignitoso e serio. Racconta ancora la Pennesi: “Tantissime di loro si ritrovarono nelle fila del Movimento Sociale Italiano costituendone il settore femminile senza armi, continuando a svolgere il loro lavoro con uguale fede, in prima fila, all’interno del Partito”.

Raffaella Duelli e il Campo della Memoria a Nettuno

Da non dimenticare Mina Magrifanti, Rachele Ferrari Del Latte, Ida De Vecchi, Fedora Barbieri, Carla De Paoli. La segretaria Federale femminile Anna Ghezzi Frezzotti, e la segretaria Nazionale Femminile Amalia Baccelli. Un plauso infine a Raffaella Duelli ed al suo consorte, che come molti sappiamo, hanno dedicato la vita alla ricerca dei Camerati del “Barbarigo” e all’edificazione del Campo della Memoria a Nettuno. Nel corso degli anni poi molte ausiliarie se ne sono andate, come il Secolo d’Italia ha sempre riportato e i loro nomi sono davvero troppi per essere qui ricordati.