Patenti nautiche e corruzione, maxi operazione della Guardia Costiera: 11 misure cautelari
È finito in carcere con l’accusa di corruzione l’ex vicecomandante della capitaneria di porto di Carloforte, al centro dell’inchiesta sulle patenti nautiche rilasciate – secondo l’ipotesi degli inquirenti – senza che i candidati sostenessero l’esame.
Ieri mattina gli uomini del Nucleo investigativo del Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 10 soggetti residenti in Sardegna e 1 soggetto residente in Umbria con un dispositivo che ha visto impiegati 50 tra uomini e donne.
Undici misure cautelari
Un bilancio che registra una custodia cautelare in carcere; 5 misure cautelari degli arresti domiciliari con divieto di comunicazione con chiunque non convivente con gli stessi; 5 misure cautelari dell’obbligo di presentazione presso gli uffici di Polizia Giudiziaria.
Sulla lente d’ingrandimento degli investigatori i rilascio di numerose patenti nautiche
I provvedimenti del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cagliari, su richiesta della locale Procura, traggono origine da una serie di accertamenti amministrativi svolti dall’Ufficio Circondariale marittimo di Carloforte in relazione alle modalità ed alle circostanze di rilascio di numerose patenti nautiche per unità da diporto, con indagini eseguite da parte del Nucleo Speciale di Intervento e la collaborazione e il supporto della Guardia Costiera di Cagliari e Olbia.
Un militare di Carloforte avrebbe abusato della propria funzione chiedendo somme di denaro
Secondo l’ipotesi formulata sulla base delle indagini, condotte anche a mezzo di attività tecniche, è emerso che un militare di Carloforte – i cui stessi colleghi della Guardia Costiera hanno avviato le indagini – avrebbe abusato della propria funzione e in particolare avrebbe chiesto in cambio somme di denaro o altre utilità consistenti in beni e fornitura di servizi vari.
Corruzione, falso ideologico in atto pubblico
Sono stati quindi ipotizzati reati quali la corruzione propria, tramite atti integranti violazione dei doveri d’ufficio; il falso ideologico in atto pubblico, in relazione al rilascio di patenti in favore di soggetti che non avrebbero avuto titolo per ottenerle, non avendo sostenuto gli esami, e in alcuni casi non avendo neppure effettuato le visite mediche preventive previste dalle norme in vigore, con potenziale rischio per la sicurezza della navigazione.
Tali ipotesi si fondano, fra l’altro, sull’analisi dei dispositivi informatici sequestrati, cui si aggiungono gli elementi investigativi acquisiti dalle intercettazioni telefoniche, dalle indagini sulle movimentazioni bancarie e dal contenuto di alcune chat, da cui sarebbe emerso che la patente nautica veniva consegnata ai presunti corruttori, dopo il versamento di una somma in denaro (pagamenti in contanti, versamenti nell’IBAN bancario, versamenti in alcuni conti poste pay o pagamenti di bollettini postali per finanziamenti personali).
Sotto sequestro circa cinquanta patenti nautiche
Nell’ambito dell’indagine, sono state già poste sotto sequestro circa cinquanta patenti nautiche, nella maggior parte dei casi consegnate spontaneamente dagli indagati.