Patrizio Oliva: “Mantengo una promessa, con la boxe salvo i giovani dalla strada”

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Salvo grazie al pugilato e a una promessa fatta al fratello: “Diventerò campione olimpico”. È stato di parola Patrizio Oliva, uno dei più grandi pugili italiani della storia. Gambe leggere, pugni gentili ma implacabili. Ha combattuto contro tutti per salire sul tetto del mondo. Ha sfidato la malavita e anche un’osteoporosi alla mano destra che ha rischiato di rovinare tutto. È stato campione del mondo e campione olimpico a Mosca nel 1980, contro l’avversario che pochi anni prima gli aveva tolto ingiustamente il titolo di campione europeo dei superleggeri. Oggi ha 64 anni e il ring lo affronta sul set, da attore. Come nel film “The Cage”, presentato al Festival del Cinema di Roma e diretto da Massimiliano Zanin.

Il racconto di Patrizio Oliva

In cui interpreta uno degli allenatori della protagonista Giulia (Aurora Giovinazzo): «Le faccio anche un po’ da papà» ci dice. “Tanto che riesco a convincerla a rientrare nella gabbia – quella delle Mma – in cui si sente bene e a uscire da una ben più pericolosa, fatta di una situazione familiare al limite”. “Ho amato tantissimo stare sul ring e mi piace recitare. Non so cosa preferisco”, racconta Oliva, che alla boxe deve tutto. A Poggioreale, dove è nato, le alternative erano poche: “Sono fortunato, il pugilato in qualche modo mi salvò. È stato mio fratello, pugile prima di me, a portarmi per la prima volta in palestra. La criminalità voleva a farmi entrare in quel mondo, ma io mi sono sempre rifiutato. Scappare da quell’ambiente mi faceva sentire un uomo libero”.

La palestra Milleculure di Napoli

Per questo da anni gestisce insieme a Diego Occhiuzzi la palestra Milleculure, dove accoglie i giovani di Napoli che cercano un’alternativa alla strada, per dare loro una via d’uscita: “Napoli è una città dai mille volti, sempre pronta ad aiutare le persone. Il nostro obiettivo primario è quello di allontanare i ragazzi dalla strada. Cerchiamo di dare un’altra possibilità a quei giovani che corrono il rischio di essere catturati dalla criminalità”.

Il primo modo per educare i ragazzi è l’ambiente

Sport e bellezza per salvarli, Patrizio Oliva sa come si fa. Il ring lo ha strappato alla strada, una promessa fatta a un fratello morto a 15 anni lo ha spinto a superare ogni difficoltà. Ora ci prova con gli altri: “Il primo modo per educare i ragazzi è l’ambiente. Questi bambini sono abituati a stare nel degrado, non conoscono altro. Il contrario della nostra palestra, tenuta in modo impeccabile. Perché questi ragazzi devono capire che esiste altro, anche il bello. Dobbiamo educarli alla ricerca della bellezza”. Anche se non è possibile riuscirci sempre: “Sarei presuntuoso se dicessi che li ho salvati tutti. Le cose si fanno in due, come un rapporto di coppia. In queste cose è così: ti salvi se ti vuoi salvare”.