Pomezia, alunni della Marone al freddo: domani 130 famiglie in protesta. Il preside: “Responsabilità tecnica e politica”
Alunni al freddo e genitori sul piede di guerra. Almeno quelli delle 12 aule situate al terzo piano della “nuova” scuola media Marone di Pomezia, in via dei Castelli Romani, dove l’impianto di riscaldamento non funziona, al contrario di quello che succede al secondo piano, dove i termosifoni sono accesi durante le lezioni. E, visto che i giovanissimi studenti sono costretti a stare in classe con cappotti e sciarpe, le famiglie hanno deciso di protestare con uno sciopero per domani, venerdì 6 dicembre. Protesta a cui hanno aderito 130 famiglie.
Alunni al freddo e scuola (ancora) tra le polemiche
Una situazione che, secondo il dirigente scolastico Stefano Colucci, potrebbe risolversi solo a fine mese. Il preside cerca di tranquillizzare, ma ammette il problema, attraverso una circolare scolastica. «Al secondo piano l’impianto funziona bene, riscaldando corridoi e aule. Al terzo piano, però, un problema tecnico grave ha bloccato l’impianto definitivo», scrive il dirigente, che illustra la “soluzione” trovata per tamponare in queste settimane prima della chiusura per le feste natalizie.
«Accensione h24 e 7/7 dell’anello caldo al soffitto del secondo piano per generare calore utile per scaldare il pavimento del terzo piano; accensione ogni giorno dalle 5 alle 8 di riscaldatori industriali nelle aule del terzo piano. Inoltre personale scolastico potrà accendere i riscaldatori durante l’orario scolastico». Per ridurre il disagio, alcune classi saranno trasferite temporaneamente in aule esposte a sud, più calde grazie alla luce del sole. Una soluzione che però appare insufficiente per genitori e studenti.
La rabbia dei genitori: “Scuola senza riscaldamento né collaudo”
Le famiglie sono furiose. «I ragazzi restano in classe fino alle due del pomeriggio con un freddo insopportabile. Accendere le stufette per così poco tempo è una presa in giro. Alcuni ragazzi sono fragili e non possono rischiare di ammalarsi». La frustrazione cresce pensando al costo dell’edificio: oltre 5 milioni di euro, di cui 2 già pagati dal Comune di Pomezia. «Non c’era un’altra soluzione più adeguata prima di spostare 850 studenti in un edificio non collaudato?», si chiedono indignati.
Il dirigente: “Responsabilità tecnica e politica”
Colucci fa poi delle osservazioni, che delegano di fatto le responsabilità all’amministrazione comunale.
«Il mancato completamento dell’impianto di riscaldamento è senz’altro una responsabilità grave dal punto di vista gestionale, tecnico e politico. A queste responsabilità corrispondono motivazioni, necessità e decisioni che hanno comunque una loro logica, riguardo alle quali l’utenza e la cittadinanza hanno il diritto di chiedere chiarimento, ma nelle sedi e con gli strumenti opportuni».
Per quanto riguarda il freddo nelle aule, Colucci invita i genitori a «comunicare situazioni di particolare disagio, anche dovute a motivi di salute; agli alunni e alunne, durante l’orario scolastico, si chiede di comunicare le proprie necessità e di fornire responsabile collaborazione a docenti e collaboratori scolastici».
Lo sciopero e la protesta dei genitori
La voce dello sciopero di domani è arrivata alle orecchie del preside. Colucci prova a dissuadere: «Capisco il dissenso, ma la mancata frequenza non è giustificabile. La scuola ha sempre garantito condizioni dignitose nonostante le difficoltà». Ma le parole del preside non convincono i genitori, decisi a portare avanti la protesta. Finora sarebbero circa 130 le famiglie che hanno aderito. I genitori, sciopero a parte, sono comunque più che disponibili a un incontro tra le parti. Anzi, lo chiedono espressamente attraverso il Consiglio d’Istituto. Attraverso una lettera, un incontro urgente con il sindaco Veronica Felici e il responsabile dei Lavori Pubblici, Renato Curci, per discutere di riscaldamento e dei numerosi problemi della sede provvisoria.