Pomezia, è (di nuovo) in vendita il ‘rudere’: ma stavolta costa 1,2 milioni di euro invece dei 6 chiesti al Comune

immobile via dei castelli romani
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Che il mercato immobiliare sia fluttuante è noto. Ma che sia sullo stile delle montagne russe, con picchi altissimi e poi discese a precipizio sembra veramente strano. Eppure è quello che è successo al palazzo che, a Pomezia, è ormai conosciuto come il “rudere” e che per mesi ha tenuto banco nelle conversazioni dei politici e dei genitori dei ragazzi che frequentano la scuola media Marone.

Perché proprio gli studenti di quella scuola avrebbero dovuto andare lì, nell’edificio di via dei Castelli Romani, a poca distanza dal bivio e da via Armando Veneziani, dove una volta c’era un hotel.

Tornato (quasi) al prezzo originale

L’amministrazione comunale, che era alla ricerca di un posto dove trasferire i circa 750 ragazzi della scuola, senza dividerli, aveva pensato di metterli lì per il tempo necessario ai lavori di ristrutturazione – con i soldi del PNRR – della scuola Marone di via della Tecnica. Ma i proprietari, probabilmente fiutando l’affare, vedendo che il Comune aveva pubblicato l’avviso di ricerca offrendo il ru.. ehm, l’immobile alla modica cifra di 5.590.000 euro. Più iva, quindi più di 6 milioni di euro.

Che spalmati in 29 anni (in contanti non ce li aveva nessuno, quindi sarebbe servito il ricorso ai mutui) avrebbe fatto raddoppiare i costi. Del resto all’avviso avevano risposto solo in tre, ma solo la proposta relativa all’immobile di via dei Castelli Romani sembrava rispondere a tutti i requisiti richiesti dall’Amministrazione. E i tempi erano stretti, almeno così sembrava. Quindi, via libera – tra le mille polemiche e proteste che ormai tutti conosciamo – all’acquisto.

Il ripensamento

Salvo poi ripensarci, qualche mese dopo. Le garanzie finanziarie richieste dall’Amministrazione Comunale alla società proprietaria dell’immobile non erano infatti arrivate entro la data prevista. E questo ha dato modo alla Giunta Felici di poter uscire con eleganza da un’impasse tremenda, che rischiava di far cadere prima del tempo l’amministrazione.

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L’annuncio online

Ma ora ecco qui la sorpresa. L’annuncio che fa scoprire un valore diverso dell’immobile. Ecco cosa recita l’annuncio pubblicato ieri, 16 luglio, dall’agenzia Immobiliare.it: “Palazzo – Edificio in Vendita, Pomezia, Via dei Castelli Romani. € 1.200.000“. Poi ci sono i dettagli della struttura in vendita.

3.500 m², Immobile cielo terra ad uso ufficio, accatastato A10, da ristrutturare. Piano seminterrato, piano terra e 5 piani fuori terra da 500mq cadauno. L’interno è già stato oggetto di “strip-out” per cui non esistono divisioni murarie. Pertinenze esterne ad uso posti auto. Trattative riservata”. Spicca ovviamente il prezzo, molto differente da quanto richiesto al Comune. Tanto, troppo differente. Forse si sono resi conto che era esagerato? Ma allora perché lo si stava comprando, definendolo “congruo con i prezzi di mercato?”

C’è da dire che al Comune lo avrebbero dato già ristrutturato, quindi ai 6 milioni (e rotti) vanno decurtati i costi della ristrutturazione. Ma, pallottoliere alla mano, non sarebbe comunque più conveniente comprarlo a 1,2 milioni e ristrutturarselo con una ditta chiamata a parte? Una curiosità: il palazzo costa 100 mila euro in meno di una villa in vendita al centro di Pomezia, altro annuncio della stessa agenzia.

L’interrogazione parlamentare

E proprio sui costi dell’immobile i dubbi erano venuti al Deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Giuseppe De Cristofaro, che aveva presentato un’interrogazione al ministero dell’Istruzione e delle Infrastrutture. Qui si metteva in risalto il fatto che l’immobile, nel 2021, quindi appena due anni prima, era «stato venduto dal fallimento della società che ne era proprietaria a un prezzo di 750.000 euro». In pratica, tornando alle montagne russe, siamo di nuovo nella fase di precipizio. Ma l’unica vetta è quella del costo presentato nel rispondere alla ricerca del Comune.

La provocazione

E, viste le tante polemiche sorte intorno al secondo edificio scelto come sede provvisoria della scuola – ricordiamo che si tratta dei piani superiori dell’immobile di via dei Castelli Romani 2, dove attualmente si trova lo store Decò (un tempo c’era la Standa e successivamente Elite) – contestata perché gli alunni dovrebbero condividere il palazzo con un supermercato, un grande magazzino e una palestra, alla “modica” cifra di 5 milioni di euro (senza contare che già qualcuno ha presentato un esposto per lamentare le “numerose preoccupazioni diffuse tra i genitori degli studenti” riguardo la protezione antincendio) perché non valutare nuovamente l’acquisto del primo immobile?

Comprandolo a 1,2 milioni di euro e ristrutturandolo magari con un altro milione si arriverebbe a una spesa massima di 2,2 milioni di euro, quindi meno della metà dei 5 previsti per la sede – poco distante – comunque contestata dai genitori. Ma il risparmio per le tasche dei cittadini sarebbe enorme, anche rispetto ai moduli proposti dalla vecchia giunta Zuccalà, che superavano i 3 milioni di euro. Ma appunto, questa è una provocazione…

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