Pomezia, maestra 45enne madre di 3 figli muore dopo aver fatto il vaccino AstraZeneca: nessuno ancora riconosce le cause della morte
“Chiedo solo di sapere con certezza perché mia moglie è morta, visto che era perfettamente sana. Ma le sono venuti ben 28 trombi dopo aver fatto la seconda dose di vaccino contro il Covid di AstraZeneca, nel 2021. Lei era nel gruppo di persone che, per ultime, hanno fatto la seconda dose con AstraZeneca prima che quel tipo di vaccino venisse sconsigliato da parte del Ministero della Salute per le donne sotto ai 60 anni, per essere infine ritirato dal commercio. E mia moglie di anni ne aveva solo 45. Ora voglio sapere perché è deceduta, lo devo ai miei tre figli: il più piccolo all’epoca aveva solo 3 anni”.
Le parole di Danilo Pulcini, marito di Angela Magnotta, maestra della scuola dell’infanzia 7 Nani di Pomezia, anche se pronunciate sottovoce sembrano grida. Un urlo di dolore che dura ormai da tre anni e a cui nessuno, tra gli enti competenti, ha dato risposta.
La storia della maestra Angela
Angela Magnotta è molto conosciuta a Pomezia. Ha 44 anni e tre figli: 18, 15 e 3 anni. Fa la maestra con passione, insegna alla scuola per l’infanzia “7 Nani” di via Filippo Re, a Pomezia. È sana come un pesce, come certificherà in seguito anche il suo medico di base: proprio a causa del suo lavoro, ma anche perché ha un bambino piccolo, è molto scrupolosa con i controlli per la sua salute. E poi conduce una vita sana, mangia in modo salutare e fa sport.
Con la pandemia, essendo una maestra, è tra le prime persone obbligate a fare i vaccini. E, il 24 marzo 2021, si sottopone alla prima dose con AstraZeneca. Qualche giorno prima l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) aveva sospeso per precauzione l’uso del vaccino di AstraZeneca a causa di problemi
di coagulazione del sangue in diversi pazienti, in attesa di sapere cosa decide di fare l’EMA, l’agenzia Europea del Farmaco.
A seguito dell’inoculazione del vaccino, erano infatti arrivate segnalazioni di “sospetti eventi avversi”. Ma l’Ema conferma che i benefici del vaccino superavano i rischi, nonostante il possibile collegamento a rari eventi tromboembolici in presenza di trombocitopenia. E quindi AlFA procede a revocare li divieto d’uso, consentendo così la ripresa della campagna vaccinale.
Le polemiche sul vaccino
In Italia, ma ancor di più nel resto del mondo, infuria la polemica proprio su AstraZeneca. I casi di trombosi dopo la vaccinazione, riscontrati soprattutto nelle donne under 60, si moltiplicano. I casi analizzati nel Regno Unito sono piuttosto allarmanti e sono i maggiori, visto che la campagna di vaccinazione massiccia – all’epoca – era partita proprio in quel paese e forniva dati di maggiore rilevanza (ben 25 milioni di persone avevano già ricevuto il vaccino). Ma, siccome l’UK non fa più parte dell’Unione Europea, le segnalazioni anglosassoni non rientravano più in quelle europee. Falsando, di fatto, le statistiche.
La seconda dose
Le Autorità competenti (PRAC e AIFA), fortemente allarmate, intensificano comunque l’attività di farmacovigilanza. E l’11 agosto 2021 viene deciso che per le donne sotto ai 60 anni è sconsigliato fare il vaccino AstraZeneca. Le controindicazioni sono troppe. Gli eventi definiti inizialmente “rari” di trombosi da parte della casa produttrice sono ormai generalizzati e il rischio è troppo alto. Lo afferma l’Aifa, in uno studio risalente al 26 maggio.
A luglio Angela compie 45 anni. E il 10 agosto va a fare la seconda dose del vaccino. Ancora non sa che dal giorno dopo verrà detto alle giovani donne di cambiare AstraZeneca con Moderna. E, qualche giorno dopo aver fatto il vaccino, il 28 agosto, la dolce maestra si sente improvvisamente male.
Il racconto del marito
“Malgrado le perplessità del gruppo di esperti che avevano paventato dubbi e perplessità sull’aumento dei rischi, ormai non più rari, di stretto collegamento fra vaccino e trombosi, hanno continuato a somministrare al seconda dose, seppur non sicura, del vaccino. Non si è tenuto conto dell’allarme sulla sicurezza del prodotto lanciato dal Gruppo di Studio AIFA per la difettosità del prodotto verso le donne di età inferiore ai 60 anni. In quei giorni fece scalpore il caso di Irene Cervelli, la donna che finì in coma dopo 9 giorni l’inoculazione del vaccino”, racconta Danilo Pulcini, marito di Angela. E il 10 giugno era morta a Genova la 18enne Camilla Canepa, sempre dopo un vaccino AstraZeneca.
Danilo fa il cuoco, cerca di fare il possibile per crescere serenamente i suoi tre figli. Ma è dura, da solo. Sia economicamente che fisicamente, anche se i due maggiori hanno ormai 21 e 18 anni. Perché anche loro fanno domande, vogliono risposte. Vogliono sapere perché non hanno più una madre.
La tragedia
“Il 28 agosto mia moglie si è sentita male, ha accusato dolori addominali, vomito e ipoestesia agli arti inferiori. L’abbiamo portata al pronto soccorso del S. Anna di Pomezia, dove le hanno riscontrato due trombi alle arterie degli arti inferiori e un terzo all’arteria renale. Vista la gravità della situazione, è stata trasferita al S. Eugenio di Roma. E qui è stata operata il 29 agosto, ma la faccenda si è rivelata più grave del previsto. I trombi, infatti, erano molti di più di quelli che sembravano all’inizio“, racconta Danilo.
L’intervento è durato oltre 6 ore e, secondo i medici, è andato bene. Ma la donna, messa in terapia intensiva, è comunque gravissima. Durante la notte tra il 29 e il 30 agosto si aggrava. I medici tentano di rianimarla per 45 minuti. Ma Angela non reagisce e alla fine il suo cuore cede. La mattina dopo Danilo riceve una chiamata. “Può venire in ospedale?”.
“Ho pensato che forse avrebbe avuto dei danni permanenti alle gambe. Ma, ricevendo quella telefonata, pur capendo che era successo qualcosa, non ho neanche lontanamente immaginato che Angela potesse essere morta. Non lei, che era così piena di vita, che stava così bene fino a due giorni prima. Andavamo al mare, facevamo progetti per la nostra famiglia, per i nostri figli. Aveva solo 44 anni e non aveva nessun problema di salute…”
Voglio che venga riconosciuta la verità
Adesso, a distanza di oltre tre anni, Danilo chiede, attraverso il suo legale Daniele Autieri, che AstraZeneca riconosca le sue responsabilità. Ma, finora, ha visto solo dinieghi. E attese. Da parte dell’azienda farmaceutica, infatti, sembrerebbe non esserci la volontà di riconoscere la morte di Angela come conseguenza del vaccino, nonostante l’autopsia abbia certificato ben 28 trombi.
Danilo, sempre attraverso il suo avvocato ha quindi richiesto al Dipartimento Militare di Medicina Legale di esaminare la pratica di Angela. Ma ancora, malgrado siano passati anni, non ha ricevuto risposta. Se non quella di attendere il suo turno. Perché, prima di lui, ci sono tanti altri che aspettano risposte. “Ho un numero di pratica. Ma non una data entro quale avrò una risposta. Potranno passare mesi o anni. E intanto i miei figli non hanno una madre. E non sanno perché l’hanno persa”.