Pomezia, presunta ineleggibilità del sindaco Felici, decide il giudice: presentata l’azione popolare

Piazza indipendenza Pomezia

Acque agitate nella politica a Pomezia. Paolo Ruffini, primo dei non eletti nella lista di Fratelli d’Italia, ha deciso di andare fino in fondo, depositando un’azione popolare presso il Tribunale di Velletri per contestare la presunta ineleggibilità del sindaco Veronica Felici. Al centro del caso, la mancanza di un numero di protocollo digitale sulla richiesta di aspettativa della Felici – dipendente comunale dello stesso Comune – e le tardive dimissioni dal ruolo di assessore ad Ardea, comunicate solo il 14 aprile 2023.

E ora, qualche giorno dopo un convegno che si è svolto presso l’hotel Enea, nel corso della quale è stata riassunta la vicenda e spiegati i motivi che portano gli organizzatori dell’iniziativa – Paolo Ruffini, Pietro Angellotto e Angelo D’Avino – a sostenere l’ineleggibilità del Primo Cittadino, ecco la formalizzazione dell’atto.

Ruffini, assistito dall’avvocato Valerio Giallombardo, ha formalizzato l’azione il 15 gennaio, seguendo quanto anticipato nei mesi scorsi, quando lo scorso ottobre, era stato presentato un esposto alla Prefettura, sempre da Ruffini, che aveva annunciato il ricorso all’azione popolare nel caso il presidente del Consiglio o i consiglieri non avessero dato seguito all’articolo 69 del TUEL, convocando un apposito consiglio comunale. “Non si tratta di una calunnia – chiarisce Ruffini – ma di portare davanti a un giudice delle carte che, secondo me, dimostrano l’ineleggibilità del sindaco. Spetterà al tribunale stabilire se ho ragione o meno”.

La politica e i dubbi sul Consiglio comunale

Secondo Ruffini, la sua mossa è stata quasi “un dovere” come cittadino elettore. “La legge dà a ogni cittadino il diritto di rivolgersi al giudice quando il Consiglio comunale non risponde ai dubbi sollevati. Questo non è un attacco gratuito, ma una richiesta di chiarezza”. Tuttavia, non manca una critica diretta a Fratelli d’Italia, il partito che accomuna lui e la Felici: “Sono deluso da un comportamento che interpreta la legge per gli amici e la applica per i nemici. Per me, la legge è uguale per tutti”.

Anche le forze di opposizione non escono indenni dalle accuse di Ruffini. “Non mi sembra abbiano fatto una battaglia incisiva su questa vicenda. La commissione trasparenza ha persino secretato gli atti, una cosa mai vista. Sin dall’inizio, mi sono sentito escluso”.