Pomezia rilancia la legge sblocca-condono del Lazio: 45mila richieste ferme per un ‘errore’
Il comune di Pomezia ha rilanciato la legge del Lazio sblocca-condono: 45mila richieste di sanatoria sono ferme per un ‘errore’ da 20 anni solo nella nostra Regione. 2,9 miliardi di € di oneri concessori mai incassati dai Comuni. La proposta di legge che si pone l’obiettivo di risolvere questo ‘buco normativo’ è stata presentata presso l’aula magna del centro comunale ‘Selva dei Pini’. A spiegare i motivi su cui si fonda la proposta di legge, perché di questo si tratta, è stata Laura Corrotti, il presidente della Commissione Urbanistica del Lazio. Affiancata, per l’occasione, dal senatore Marco Silvestroni di Albano Laziale e dal sindaco pometino Veronica Felici, accompagnata da consiglieri e assessori della compagine di maggioranza.
Pomezia rilancia con forza la legge sblocca condono del Lazio
45mila richieste di condono edilizio sono ferme da 20 anni nel Lazio per un ‘errore’. Difatti la Regione ha recepito in senso forse eccessivamente restrittivo un legge nazionale del 24 novembre 2003 (il cosiddetto ‘terzo condono Berlusconi’) che permetteva, entro certi limiti, di sanare immobili ad uso residenziale costruiti anche su aree vincolate. Il Lazio ha recepito la norma nazionale l’8 novembre del 2004, quindi dopo 12 mesi, ma allargando il limite normativo anche ai vincoli sopraggiunti dopo l’entrata in vigore della legge regionale. ‘Condannando’ migliaia di cittadini a restare senza condono edilizio e crerando una disparità tra chi ha presentato la richiersta rima e dopo l’entrata in vigore della legge regionale.
Tra l’altro, da 20 anni a questa parte molti dei cittadini che hanno presentato richiesta di condono dopo l’entrata in vigore della Legge regionale (ossia dopo il 2004) sono finiti in un limbo giudiziario infinito. Al Tar del Lazio, il Tribunale Amministrativo Regionale; al Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa. Un limbo fatto di lunghe ed estenuanti trafile giudiziarie che però, nella maggior parte dei casi, finisce con una sonora bocciatura delle richieste. È noto, difatti, che negli ultimi 20 anni i vincoli locali sono aumentati. Ma, così facendo, si sono creati cittadini di serie A e cittaini di serie B.
“A Pomezia l’Urbanistica sia più vicina ai cittadini”
“Non sono un urbanista, un ingegnere, un architetto, un geometra”, ha esordito in una sala gremita Laura Corrotti, Presidente della Commissione Urbanistica della Regione Lazio. “Ma appena arrivata in Commissione Urbanistica – ha spiegato – mi sono dovuta confrontare con milioni di commi. Milioni di articoli. Milioni di leggi che si sono sovrapposte nel tempo. Da almeno 10 anni a questa parte. Soprattutto ad opera di amministrazioni che hanno utilizzato l’Urbanistica in modo probabilmente scorretto. Aggiungendo norme che hanno sacrificato anche gli ordini professionali”.
“45mila richieste ferme per un ‘errore’”
“Noi – ha spiegato – stiamo cercando di creare una Urbanistica che sia più vicina ai cittadini. Il lavoro che abbiamo fatto, che mi ha portato a promuovere questa legge, arriva a valle di un gran lavoro di ascolto del territorio. Di ascolto di tutte quelle persone che hanno un problema reale. Abbiamo dei dati sconcertanti. Cittadini bloccati da una piccola-grande norma regionale. Sono 45mila circa le richieste di condono ferme nel Lazio, 1000 circa solo a Pomezia. Sono solo 7 le parole che noi andremmo a togliere dalla vecchia legge della Regione Lazio n.12 dell’8 novembre 2004”.
“Disparità tra i cittadini”
“La legge regionale che ha messo vincoli su vincoli. Questo che vuol dire? Vuol dire che da 20 anni a questa parte, gran parte delle pratiche avviata dai cittadini della Regione Lazio sono ferme. Perché chi ha avuto la fortuna di versi approvare la richiesta di condono nei 12 mesi trascorsi tra la legge nazionale e quella regionale, ha avuto subito il via libera. Tutti gli altri, si sono visti bloccare la richiesta. Anche nei casi in cui non vi erano vincoli, al momento in cui è entrata in vigore la legge. Ma molti vincoli sono sopraggiunti dopo. Si tratta di un vulnus normativo che ha creato una disparità di trattamento tra i cittadini.
“Cittadini bloccati da 20 anni. Pur avendo pagati gli oneri concessori”
Molti Comuni hanno, tra l’altro, recepito questi oneri, e probabilmente saranno costretti a restituire questi soldi. C’è un rischio di dissesto finanziario. Solo a Pomezia vi sono 1000 pratiche bloccate su questo tipo di sanatoria. Nel Lazio 153mila domande, il 30% sono bloccate per questo ‘vulnus’. In totale, il valore degli oneri concessori relativi alle pratiche ‘sospese’ è pari a circa 2,9 miliardi di euro”.
Non è una sanatoria, non siamo un governo nazionale. Non possiamo fare sanatorie, ma sto solo cercando di dare risposte ed equità sociale alle persone. Diamo una risposta alle persone che all’aepoca, in modo legittimo, hanno presentato una domanda. Spero di poter dare presto una risposta a tutte queste persone”.