Sui poteri di Roma pare di assistere ad una brutta commedia

Roma poteri

Stanno prendendo in giro Roma con questa discussione sui poteri. Anziché procedere a razzo per la Capitale d’Italia, la partita è lentissima. Evidentemente per questa politica Roma non è tra le priorità.

Siamo ancora fermi con la discussione sui poteri di Roma, tra novembre e dicembre solo parole e anzi in questo mese neppure quelle. Perché a parte le due ore complessive trascorse in commissione affari costituzionale dal ministro Maria Stella Gelmini e dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti, non è venuto fuori nulla di concreto.

Roma e i suoi poteri: tutto fermo

Audizioni “informali” dei due, e già questo fa insospettire sulle volontà reali di prendere di petto la questione di Roma. Ma poi, oltre le parole emerge poco.

La strada più retta sarebbe quella della riforma costituzionale, che pure in alcune proposte di legge depositate in Parlamento c’è e che – va riconosciuto onestamente – vede a sinistra l’attenzione di Roberto Morassut del Pd. E se è vero che si vuole votare nel 2023 ci sarebbe anche il tempo per approvarle. Il problema è capire se vogliono farlo oppure no.

Le parole di Gelmini e Zingaretti

Roma deve avere o no i poteri che oggi fanno capo alla regione Lazio? Qui sta il nodo principale da sciogliere. La Gelmini è arrivata a proporre il modello altoatesino, dove le province autonome sono dotate di poteri legislative. Zingaretti ha promesso la devoluzione di poteri regionali ma senza far capire quali e soprattutto quando, visto che in otto anni di governo della regione la discussione è rimasta ferma al palo.

Eppure, Roma ha drammatico bisogno di autogovernarsi senza aspettare i tempi lunghi della burocrazia esterna ad essa, sia statale che regionale. Alle porte ci sono appuntamenti di portata strategica su cui c’è necessità di rapidità di azione: il Giubileo del 2025 e Expo 2030. Quest’ultima manifestazione va accompagnata con un percorso di presentazione della candidatura – che sarà decisa nel 2023 – che non deve trovare intralci. Partendo, ad esempio, con la decisione sull’area che dovrà ospitare un evento così importante.

Ma se non avanza neppure la discussione su chi deve decidere cosa per la Capitale, il rischio di restare a bocca asciutta è concreto. Ecco perché va sollecitato il Parlamento a decidere. Expo 2030 comporterà un investimento potenziale su Roma e l’Italia pari a 45 miliardi di euro. Sciuparlo sarebbe un delitto.