Precarie della scuola, dopo il concorsone è ancora tutto bloccato

Ancora tutto bloccato per le precarie dei nidi e delle materne comunali. Un vero e proprio esercito di oltre 9 mila lavoratrici, molte con un curriculum di oltre dieci anni di insegnamento. Che rappresentano l’ossatura indispensabile per tenere in piedi il sistema educativo comunale. Ma che per una ragione o per l’altra, non riescono ancora ad essere stabilizzate. Ultimi ingressi nei ruoli, sono stati quelli del concorso del 2016, all’inizio della giunta Raggi. Riservato però a chi aveva almeno 36 mesi di anzianità di servizio. Poi un’altra manciata di insegnanti sono riuscite ad entrare nel 2017, una cinquantina in tutto. Il massimo che la legge consentiva, con il blocco del turnover. Infine, è arrivato il concorsone del 2019. Quello che doveva risolvere tutto, creando una sola graduatoria. Dalla quale attingere al bisogno. La procedura si è conclusa dopo due anni, nel giugno scorso. Ma subito sono fioccati i riscorsi, e ad oggi è ancora tutto fermo.

Precarie per sempre, la protesta del sindacato

Una procedura per tempi determinati, quindi supplenze e assunzioni, secondo il fabbisogno. Ma il fabbisogno dell’infanzia è di 815, al nido sono circa 700 i vuoti. Nel piano assunzionale ci sono però solo 100 posti al nido e 100 all’infanzia per il 2023” – fa notare Irene Germini, sindacalista Cobas. E’ lei la promotrice dell’ultima petizione delle educatrici e maestre dell’infanzia che ha raccolto oltre 4mila firme. “La cosa assurda è che noi, diversamente dal precariato dello Stato, non vediamo all’orizzonte alcuna possibilità di assunzione. Eppure lavoriamo per Roma Capitale da almeno dieci anni, lo abbiamo fatto con grande spirito di servizio anche durante la pandemia. La nostra condizione di precarietà si ripercuote anche sui bambini ai quali non è garantita la continuità educativa, non si rispetta la loro necessità essenziale di avere delle figure di riferimento stabili che lo aiutino nel percorso educativo e scolastico. L’effetto ulteriore è un malfunzionamento scolastico e una debolezza del gruppo educativo, reso fragile dai continui cambiamenti. Eppure qui – conclude la sindacalista – stiamo parlando di un servizio delicato svolto nei confronti del futuro della società”. E vedremo se dopo la protesta, adesso si muoverà qualcosa.