Presentato a piazza Vescovio il libro su Francesco Cecchin, ennesima vittima senza colpevole

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Francesco Cecchin, il dolore e la rabbia non diminuiscono. Sono passati 42 anni dall’omicidio di Francesco Cecchin, ma ancora oggi non solo non sono stati condannati i responsabili di quell’agguato, ma viene persino messo in dubbio l’intento violento e omicida degli aggressori. Al punto che Francesco Cecchin non è inserito nell’elenco ufficiale delle vittime del terrorismo e quindi i suoi familiari hanno potuto ottenere i risarcimenti previsti dall’apposita legge. I motivi di questa situazione sono spiegati nel libro-verità “Una morte scomoda: l’omicidio di Francesco Cecchin”, scritto da Federico Gennaccari, e presentato oggi proprio al centro di Piazza Vescovio, a poche decine di metri dal luogo dell’aggressione, alla vigilia del 42° anniversario dell’omicidio, dove c’è il monumento a Francesco.

La morte di Cecchin ancora oggi senza responsabili

Hanno partecipato alla presentazione i giovani dirigenti del Fronte della Gioventù di quegli anni, come l’ex sindaco Gianni Alemanno, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri e il vice-presidente della Camera Fabio Rampelli. E quelli che sono stati i loro successori come il vice-segretario dell’Ugl Luca Malcotti e l’ex-vice presidente de Parlamento europeo Roberta Angelilli, oltre all’Aavvocato Giuseppe Valentino, legale della famiglia Cecchin durante il processo e oggi Presidente della Fondazione Alleanza nazionale. Il dibattito, moderato dal giornalista Rai Roberto Rosseti, arricchito dalle testimonianze di Giancarlo Monti, Fabrizio Bruschelli nonché di Giulio Buffo e Paolo Holljwer.

Cecchin sia riconosciuto come vittima del terrorismo

Tutti i partecipanti alla presentazione del libro concordi nel chiedere che a Francesco Cecchin riconosciuta la qualifica di vittima del terrorismo. I rappresentanti parlamentari come Rampelli e Gasparri si sono impegnati a promuovere questo doveroso riconoscimento nelle sedi istituzionali. Il libro riporta, tra l’altro, la sentenza del 23 gennaio 1981 del Tribunale di Roma. Che ha stabilito in modo inequivocabile che quello di Francesco Cecchin è stato un “omicidio volontario”. “Una sentenza spesso dimenticata, ma del resto quella di Cecchin è una morte scomoda – si osserva -. Scomoda perché Cecchin, giovane militante del Fronte della Gioventù la sera del 28 maggio poche ore prima dell’aggressione ebbe una violenta lite in piazza Vescovio con alcuni noti militanti del Pci.

Indagini di polizia indegne di questo nome

Che era il partito che allora esprimeva il sindaco e che era stato al governo fino a pochi mesi prima. Scomoda perché, come scritto nella sentenza, la polizia non svolse “nessuna indagine degna di tale nome” fino alla sua morte (nella notte tra il 15 e il 16 giugno). E questo nonostante un dettagliatissimo dossier di controinformazione presentato dai giovani del FdG. Scomoda perché la sentenza ha smontato anche la perizia medico-legale che avvalorava la tesi della caduta. Tesi a cui non credevano in realtà anche giornali come La Repubblica e Lotta Continua.

Scomoda anche perché pure quando si è trattato di dedicargli un giardino a Piazza Vescovio, parte della sinistra è insorta”. “Quella di Cecchin è una storia emblematica degli anni Settanta, quando i militanti di destra venivano considerate persone di serie B. E proprio per questo motivo tante sono le vittime di quella parte politica senza giustizia”, conclude la nota.