Pretty Solero, sputi e botte col casco alla madre: condannato a due anni
Urla, insulti e aggressioni: una spirale di violenza che ha travolto la madre e portato alla condanna di Sean Michael Loria, meglio conosciuto come Pretty Solero. Il rapper romano, volto noto della scena musicale e membro della “Love Gang” trasteverina, è stato condannato ieri dal Tribunale di Roma a due anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia. Una pena ridotta grazie alle attenuanti generiche, ma che segna un punto di svolta in una vicenda inquietante.
Un passato tormentato tra musica e abusi
Pretty Solero, classe 1993, porta sulle spalle il peso di un passato difficile: un’infanzia segnata dall’assenza del padre, un rapporto burrascoso con la madre e una lunga battaglia con la dipendenza da droghe. Mentre la sua musica spopolava, dentro le mura di casa si consumava un dramma familiare fatto di violenze psicologiche e fisiche, culminato in episodi documentati dagli atti giudiziari.
Il 20 luglio 2024, i carabinieri, chiamati dalla madre, si trovano davanti una scena devastante: una casa distrutta e una donna terrorizzata. Gli episodi di violenza erano ormai quotidiani: pugni, minacce e insulti irripetibili, accompagnati dalla richiesta costante di denaro per acquistare droga.
L’escalation della violenza
Gli atti del tribunale dipingono un quadro drammatico: «Putt..a, zocc…a! Se non mi dai i soldi ti ammazzo» è solo una delle frasi pronunciate dal rapper durante le sue crisi di astinenza. La madre, sottoposta a continue vessazioni, era arrivata a chiudersi a chiave di notte per paura di incursioni violente. Nonostante le difficoltà, ha scelto di non costituirsi parte civile, un gesto che i suoi legali hanno definito come “l’atto di amore di una madre che cerca di aiutare il figlio”.
Droga e sregolatezza: un binomio fatale
La dipendenza da cocaina e altre sostanze è un problema che accompagna Loria da anni. Già nel 2019 era stato fermato per possesso di stupefacenti, mentre durante un concerto a “Rock in Roma” aveva dato scandalo spogliandosi sul palco. Ma quello che poteva sembrare un atteggiamento ribelle nascondeva una realtà ben più oscura. Dopo l’arresto, avvenuto il 20 luglio 2024, il rapper è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli. Ieri il giudice ha disposto il suo trasferimento in una comunità di recupero, una speranza per interrompere il ciclo di violenza e dipendenza.