Putin in guerra, ma non si può guardare la protesta rossa….
No, Putin non si impressionerà per le manifestazioni contro la guerra in Ucraina. A Roma – come in altre città italiane – si rinnova il rito della protesta, che serve davvero a poco.
Non che protestare non si debba, ma l’efficacia di questi cortei è davvero dubbia. Soprattutto perché ripetuti persino a 24 ore di distanza negli stessi luoghi: ieri la fiaccolata promossa nella Capitale da Roberto Gualtieri (pur se con qualche presenza bipartisan), oggi il corteo voluto sempre a Roma da sindacati, dai soliti partigiani dell’Anpi e da una molteplicità di sigle rosse.
La guerra di Putin
Come se fosse loro il monopolio della contestazione all’atto di guerra di Putin. Loro, figli di quella stessa cultura prevalente a Mosca. Quasi a vergognarsi di aver coccolato nella culla fino alla morte i regimi di laggiù.
È una protesta flebile, che serve solo a far dire ai partecipanti di aver marciato e quasi di non aver paura perché in fondo siamo a oltre duemila chilometri di distanza da Kiev.
Al fondo pare solo la dimostrazione che un apparato propagandistico ha bisogno di mostrare proprio per la cattiva coscienza di chi solo adesso scopre una cultura che improvvisamente gli diventa nemica.
Non è semplicemente lo stupore per la mossa avvilente di Putin contro l’Ucraina e che mette a rischio il vivere civile in Europa e nel mondo; quello può spettare sicuramente a quanti nel centrodestra potevano pensare sinceramente a Putin come un uomo diverso da chi lo aveva preceduto in decenni di egemonia comunista.
Sinistra ipocrita
Ma che a fare ohibò siano quelli che a quel regime sono stati legati politicamente e ideologicamente fa abbastanza indignare. I figli che si improvvisano nemici del padre fanno sempre una pessima impressione nella storia.
Marciano e ci marciano.
Urlano contro se stessi e quel che sono stati.
A Mosca germinavano le loro idee. Sì, oggi le avranno pure rinnegate, ma un po’ di rossore in faccia fatecelo vedere. In fondo siete voi i figli di Putin. Vero Enrico Letta, anche se facevi il dicci’?