Ora più chiarezza da Elly Schlein sullo scandalo Qatargate
C’è una lacuna nel racconto della Schlein: è il Qatargate. Quella che qualche mese fa anche lei chiamava questione morale e che si ingigantisce sempre di più. Da neosegretaria non ne ha ancora fatto cenno.
Antonio Panzeri, che era collega suo nella scorsa legislatura nello stesso gruppo europarlamentare, si è messo a parlare. E racconta, lui e non noi, che persino sui voti di preferenza per approdare all’assemblea di Strasburgo c’è stato bisogno di qualche aiutino. Dal Marocco ad esempio. E proprio per alcuni deputati del Pd.
Qatargate, che farà la Schlein?
Se vengono colpite altre personalità del Nazareno, dunque, che decide di fare la Schlein sul Qatargate? Sarà garantista o metterà a riposo elettorale chi è messo alla gogna dal compagno Panzeri?
Non è casuale che si pongano domande alla neosegretaria del Pd. Anche lei è stata deputata europea e non si è accorta dei traffici targati Qatar. A Strasburgo e Bruxelles c’erano personaggi importanti che intascavano soldi e voti ma nessuno se ne sarebbe accorto. Neanche lei.
Ci vuole un’operazione verità
“I nostri diritti non sono negoziabili”, c’era scritto nei cartelli che mostravano in foto Elly e Panzeri. Quantomeno c’era confidenza tra loro. Per questo la Schlein farà bene ad assumere posizioni molto più che chiare sul Qatargate, perché il semplice sospetto può colpire chiunque. E se si è netti col deputato europeo Cozzolino, cacciato in malo modo per lo scandalo, si ha il dovere di esserlo con tutti i propri compagni di partito.
Soprattutto perché il Pd pretendeva a Strasburgo sempre trasparenza da tutti, a partire dalla Lega che diffamava in tutti i modi. Il fatto che sia stata la magistratura a negare reati in casa del Carroccio, non esime il Pd dal dover raccontare la verità sui fondi ora contestati. A partire su quanti ne fossero a conoscenza al Nazareno.
Sarà interessante capire se avranno il coraggio di fare un’autentica operazione verità su quella montagna di quattrini.