Quel concessionario di Ostia era stato accostato agli Spada per errore. La clamorosa pronuncia della Corte d’Appello

Un incubo durato tre anni. E  iniziato per un errore di valutazione e interpretazione degli atti. Terminato adesso con la riconsegna delle chiavi ai legittimi proprietari: Piergiorgio Capra, titolare dell’autosalone Gamma Auto di viale dei Romagnoli, a Ostia, è stato liberato dalla Corte d’Appello dalle accuse relative a relazioni con il clan Spada. Sorte a causa di uno scambio tra concessionarie nella lettura di alcuni atti di indagine. A stabilirlo un decreto con cui la Corte ha accolto integralmente la tesi sostenuta dagli avvocati di Capra e del socio,  Giovanni Deturres. Annullando il provvedimento di confisca.

L’incubo per Capra e Deturres inizia nel 2018, quando gli investigatori del gico della guardia di finanza confiscano la Gamma Auto nell’ambito dell’operazione “Eclisse”. Che  porta all’arresto di alcuni membri del clan Spada. Per le Fiamme Gialle l’autosalone è una delle attività nella disponibilità dei clan, elemento che emergerebbe dalle dichiarazioni rilasciate da un pentito e da alcune intercettazioni ambientali. Il problema è che un autosalone figura effettivamente tra le proprietà degli Spada, solo che non si tratta della Gamma Auto, ma di Rosa Car. Attività che sorge a poche centinaia di metri dalla Gamma.

Il concessionario implicato con gli Spada era a poche centinaia di metri. La Corte d’Appello ha sanato l’errore

Per gli avvocati di Capra e Deturres l’errore parte nell’interpretazione degli atti della squadra mobile. Che aveva indagato sul caso incentrato su intercettazioni ambientali e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. L’uomo parlava del salone degli Spada senza farne il nome, ma descrivendo la sua ubicazione, come emergeva da una dettagliata informativa della Mobile. Informativa che non è stata, secondo gli avvocati e secondo quanto rilevato anche dalla Corte d’Appello, letta integralmente o adeguatamente contestualizzata. Così la Ganna Auto è stata scambiata con la Rosa Car.

Per una valutazione “priva di riscontro”, come sottolineano i giudici nel decreto, la guardia di finanza individua nella “Gamma Auto” di via dei Romagnoli 25/43 l’autosalone del clan. Quando  il salone in questione, la Rosa Car, sorgeva invece ai civici 147/151 della stessa via. Un errore alimentato anche dal fatto che al civico indicato dal pentito non vi era più alcuna attività – la Rosa Car era stata chiusa da tempo -. Mentre la Gamma Car, attiva dal 1996 e a qualche centinaio di metri di distanza, era ancora aperta. E così per i titolari è iniziato l’incubo: prima la confisca, poi l’assegnazione della gestione a un amministratore giudiziario. Con il disperato tentativo di dimostrare che non vi era alcun collegamento con il clan Spada. E la recentissima vittoria in appello. Che mette la parola fine a questa clamorosa vicenda.