Tanta rabbia per come ci siamo fatti incartare a Roma

Che rabbia sentirli dire che ci vogliono politici come candidati. Dopo le elezioni lo dicono…
Hanno scoperto che la sinistra in campagna elettorale fa la guerra. Come se fosse la prima volta.

Ragionamenti che fanno rabbia
Improvvisamente si accorgono che se non metti in campo chi sa indossare l’elmetto perdi malamente. La battaglia politica è dura da qualche secolo.
Ecco perché viene da dire che la colpa è solo di chi ha avuto paura di osare. La “formula magica” che imperversava era: col civico, col moderato, col pacioso si prendono voti dall’altra metà del campo e con i nostri si perdono.
È finita che bisogna modificare la calcolatrice. Se vota il 40% del popolo devi essere capace di motivare e portare alle urne il 21 che vota per te. Ma se ci sono i veti non vai da nessuna parte. E occhio alle analisi semplicistiche. È vero che il popolo italiano apprezza in maggioranza le misure antiCovid. Ma è anche vero che la maggioranza non vota. Una contraddizione enorme.
Sono ancora arrabbiato per la tornata elettorale e non lo nascondo. Abbiamo accettato di giocare all’acchiappafantasmi, non abbiamo saputo rispondere che la Marcia su Rona è di cento anni fa, ci siamo fatti infilzare come tordi. Abbiamo avuto paura della nostra fierezza che un tempo vantavamo. Moderatini, modesti.
Poi, certo, mancava anche qualche straccio di programma se il candidato di Roma parlava di impero romano e di diritti civili in autobus. Ma mica vorrete crocifiggere lui. Avete fatto tutto da soli, inutile prendersela con chi non va ai seggi.
Se continuate così la prossima volta non ci vado nemmeno io, perché perdere senza giocare non piace a nessuno.
Mettete l’orecchio a terra, sentite che cosa dice la gente, smettetela con le dirette facebook che vi illudono di parlare col popolo. Organizzate venti assemblee popolari in venti regioni e ascoltare almeno i vostri quadri politici. Senza fretta e con pazienza. Dimostrate di essere una classe dirigente che sa affrontare anche la rabbia di chi sul territorio ci sta. Sennò che Italia lasceremo ai nostri figli?