Ragazzi proiettano tricolore su Palazzo Chigi chiedendo attenzione. Tutti denunciati

Il confine alla libertà di manifestare dovrebbe essere segnato esclusivamente dalla Costituzione. Con le più ampie garanzie, fatte salve le eccezioni di ordine pubblico. O legate al concetto del decoro e del buon costume. Ma purtroppo da quando c’è il covid, sembra che si sia insinuato un altro virus ugualmente pericoloso anche tra i democraticissimi governi occidentali. Quello della censura preventiva, contro chiunque manifesti il proprio dissenso. Non scomodiamo i fatti americani, sui quali l’opinione pubblica si è divisa. Anche se a parere di chi scrive nessun accadimento, anche il più grave può determinare l’automatica sospensione o ‘bannizzazione’ di profili social o la rimozione di account. Senza un preciso disposto dell’Autorita’ giudiziaria. Che per legge nel nostro Paese è l’unica ad avere tale facoltà. Rimanendo però a fatti più nostrani, desta scalpore quanto successo l’altra sera. Quando un gruppo di ragazzi riuniti sotto la sigla ‘Visionary Days’ hanno messo in atto una manifestazione ‘virtuale’ assolutamente innocua e pacifica. Proiettando per qualche minuto una bandiera tricolore sulla facciata di Palazzo Chigi. Con la scritta ‘Chi non investe nei giovani non ha futuro’. Ebbene, sono stati tutti identificati e denunciati. Ma allora che sarebbe dovuto accadere a Beppe Grillo e ai partecipanti dei primi ‘Vaffa Days?’ In questo caso poi non si capisce davvero quale sia il reato. Forse quello di opinione, e allora e’ davvero il caso di dire poveri noi.

I ragazzi di ‘Visionary Days’ chiedono più risorse per i giovani. Tutti denunciati

Si sono attrezzati con un semplice proiettore, e hanno affittato una stanza a Palazzo Ferrajoli. Con finestra proprio antistante a Palazzo Chigi. Poi calata la sera alcuni ragazzi facenti parte dell’associazione ‘Visionary Days’ hanno proiettato il tricolore sulla facciata del palazzo del governo, con una frase emblematica. Chi non investe nei giovani non ha futuro. Che sinceramente, non ci sembra un messaggio così eversivo o violento. Ma anzi una esortazione assolutamente condivisibile. Motivo della protesta, lo scarso peso che le politiche giovanili rivestono nella bozza appena approvata del Recovery Plan. E che secondo gli organizzatori sarebbero pari a poco più dell’uno per cento del totale. Noi chiediamo almeno il 10% da investire su chi rappresenta il futuro del Paese, hanno scritto i ragazzi su dei volantini. Distribuiti da qualche attivista dell’associazione in una piazza semi deserta.

Ma questo è bastato per la pronta repressione e il ripristino dell’ordine pubblico turbato. Con tanto di identificazione dei partecipanti alla pericolosa manifestazione sediziosa e il sequestro del proiettore. Che chissà quali segreti potrà fornire agli inquirenti. Per carità, le manifestazioni anche virtuali devono essere comunicate in anticipo e autorizzate. Ma non vorremmo che qualcuno facesse come nella nota storiella. Quella del dito che indica la luna. Soffermandosi sulla pagliuzza nell’occhio e non sul problema reale. E cioè sul futuro delle nuove generazioni. Che tra crisi di valori, difficoltà economiche e solitudine da covid rischiano di essere irrimediabilmente bruciate.

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