Raggi, fioccano i controvideo di denuncia del suo flop
Virginia Raggi dice cose. E racconta della città delle meraviglie. Lei fa la parte di Alice. O delle tre scimmiette che non vedono, non parlano e non sentono. Ha cominciato una guerra di propaganda a suon di video – la sindaca – e diventa facile sbugiardarne il flop.
Diciamo che a donna Virginia non si addice proprio la tradizione dell’Istituto Luce. E proprio per questo le riesce male il ruolo del sindaco che schiocca le dita et voilà ecco la Roma dei nostri sogni. Incubi sono, altro che sogni.
Il vento e la puzza
Il famoso vento del cambiamento. Efficace la battuta che gli ha rifilato domenica Claudio Durigon, segretario leghista a Roma, alla manifestazione con Salvini. “Il vento del cambiamento è arrivato e sentiamo pure la puzza della Monnezza”.
Ma come fa questa donna ad agitarsi ancora per tentare di bissare la scalata al Campidoglio? La fortuna capita una volta nella vita e se dimostri di non essere all’altezza del ruolo che ti è capitato, precipiti giù in malo modo.
Dicevamo dei video. Ne stanno girando in quantità industriale in tutta la rete come controffensiva alla propaganda del Campidoglio, speriamo a spese sue e non nostre.
Non dimentichiamo nulla
Pensa davvero, la sindaca – come le piace essere chiamata – che ci si possano dimenticare gli autobus andati a fuoco? Le buche sempre più voragini? Le strade che si allagano alle prime piogge?
E ancora. L’illuminazione che latita. Il degrado nei quartieri. La droga che imperversa: ricorda Desiree Mariottini, ammazzata a San Lorenzo? Un destino simile a quello di Pamela Mastropietro. Si, è accaduto a Macerata, ma quelle bande di criminalità d’importazione stanno anche da noi. E nelle strade della periferia buia camminare da soli è pericoloso anche per un palestrato.
Non ci sono solo i roghi dei mezzi Atac. C’è una generale insoddisfazione per i trasporti in generale: ma si può un giorno si e l’altro pure chiudere una stazione della metropolitana oppure inventare lo straordinario meccanismo per cui in una si accede ma non si esce o il contrario?
Probabilmente Virginia Raggi è accompagnata in automobile dai vigili urbani. Porti il suo smartphone all’altezza del traffico imbestialito di Roma nord attorno alla Galleria Giovanni XXIII. Le bestemmie che ascolterà non saranno certo degne di quel grande Papa.
Ancora roghi, questa volta tossici, ovunque ci sia un campo Rom: è solo qualche sfortunata coincidenza? L’immondizia accatastata lungo le strade ci costa un’enormità in Tari. I video dei romani stanno lì a testimoniare la scandalosa inefficienza dell’amministrazione comunale.
Raggi eviti la propaganda
Ecco, sindaco Raggi. Eviti i suoi video infanzia, le letterine di Natale, i sorrisetti da furbetta. Dopo quattro anni – quattro lunghissimi, interminabili anni – alla guida della città, sia onesta soprattutto con se stessa. Il fallimento è nei fatti, a partire da quella capriola infinita di cambiamenti di assessori e dirigenti che ormai non si conoscono neppure più per nome e cognome.
A Roma ormai conosciamo solo “a’ Raggi”. E glielo assicuriamo che ci è bastato averla vista all’opera. Il Pd non è vocato al suicidio e lei si illude se pensa di poter capeggiare un’alleanza con loro. Il confronto sarà col Centrodestra e lei ricomincerà a s-parlare di “quelli di prima”. Ma è già ora anche lei una di “quelli di prima”. Con tutto il suo disastroso governo cittadino.