Raggi ha sbagliato: il deposito/raffineria Eni nella riserva del litorale di Roma va ‘regolarizzato’
L’ex sindaca di Roma Virginia Raggi ha sbagliato: il deposito/raffineria Eni situato nella riserva del litorale romano va regolarizzato. Il Tribunale Amministrativo del Lazio si è espresso su un caso che coinvolge il deposito/raffineria di oli minerali dell’Eni, situato tra la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e la discarica di Malagrotta, zona ovest della Capitale. Secondo la sentenza di primo grado, la struttura, pur ricadendo in un’area protetta, dovrà essere regolarizzata.
L’ex sindaca Raggi ha sbagliato, l’Eni di Roma va regolarizzata
Parliamo del deposito/raffineria Eni, situato in località Pantano di Grano, operativo da oltre vent’anni. Tuttavia, nel 1996, con il decreto del Ministero dell’Ambiente, questa stessa area è stata inclusa nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Si tratta quindi di una zona di rilevante valore naturalistico e paesaggistico, dove le nuove attività antropiche sono fortemente limitate.
Il deposito, già esistente al momento dell’istituzione della riserva, ha successivamente realizzato alcune opere senza – così si legge sui documenti giudiziari – i necessari permessi. Nel 2019, Eni ha richiesto una sanatoria per regolarizzare queste modifiche, ma il Comune di Roma ha negato il nulla osta, motivando la decisione con la tutela dei vincoli ambientali.
La Riserva del Litorale di Roma
Uno dei nodi centrali del caso riguarda il presunto formarsi del silenzio-assenso. Secondo Eni, il Comune avrebbe risposto alla richiesta oltre i termini previsti, lasciando così che si consolidasse un’approvazione tacita. Tuttavia, il Tribunale ha stabilito che il principio del silenzio-assenso non si applica a interventi edilizi già realizzati in aree vincolate. In questi casi, è necessaria una valutazione esplicita da parte dell’ente gestore della riserva.
La sentenza (di 1° grado) e il bilanciamento degli interessi
Nonostante la conferma del rigore normativo, il Tribunale ha riconosciuto che il deposito ha un ruolo strategico nel settore energetico nazionale. La sentenza invita quindi a trovare un equilibrio tra le esigenze di protezione ambientale e quelle industriali. È stata evidenziata l’inadeguatezza di una regolamentazione che non considera le specificità dei siti industriali preesistenti nelle aree protette.
Prospettive future
Con questa decisione, la struttura potrà essere regolarizzata attraverso un percorso amministrativo più conforme. Il Tribunale ha respinto l’idea di rimuovere del tutto le opere, ma ha sottolineato la necessità di verificare la compatibilità paesaggistica delle modifiche apportate.
Questa vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle aree protette e sul ruolo delle istituzioni nel bilanciare esigenze ambientali e sviluppo economico. La Riserva del Litorale Romano, che rappresenta uno dei principali polmoni verdi della capitale, rimane un esempio emblematico di come i confini tra conservazione e progresso debbano essere costantemente negoziati.