Rapporto israeliano documenta le atrocità di Hamas contro le donne: stuprate, uccise, torturate

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Stuprate, poi uccise. O uccise, con un colpo di pistola alla nuca, mentre venivano violentate. Stuprate anche da morte e poi bruciate, in parte o totalmente. O seviziate, ”ho visto che le hanno tagliato il seno e poi ci hanno giocato”. Sono terribili le testimonianze raccolte dalla polizia israeliana sulle violenze sessuali commesse dai miliziani di Hamas contro le donne israeliane durante l’assalto dello scorso 7 ottobre. Oltre 1.500 racconti dell’orrore raccolti in ”un resoconto di prima mano” diffuso dalle Forze di difesa israeliane (Idf) e di cui l’Adnkronos ha ottenuto una copia.

Stupri e violenze contro donne e bambine

Sono testimoni oculari o persone che hanno fornito prima assistenza dopo il massacro, ma nessuna delle voci è quella delle donne che hanno subito violenza sessuale e che Hamas ha ucciso, ”per non farle parlare”.  Anche se questo è contrario all’Islam, come rivelano gli stessi miliziani. ”Caso dopo caso, rivelano un crimine odioso e crudele e dimostrano al di là di ogni dubbio che Hamas e altri terroristi palestinesi hanno usato lo stupro e la violenza sessuale in modo sistematico contro le donne e le bambine israeliane”, afferma il rapporto. ”Dalle bambine alle donne anziane, abbiamo visto che le israeliane sono state stuprate. Con forza. Fino a rompere loro le ossa”, ha raccontato Shari Mandes, volontaria dell’Idf presso l’obitorio di Shura.

Immagini atroci in un filmato

Ossa rotte le aveva anche Shani Louk, la 22enne tedesca rapita durante il rave assaltato da Hamas nel Negev, come si vede dal filmato che la ritrae esibita mezza nuda come un trofeo su un pick up mentre veniva trasportata nella Striscia di Gaza. Il rapporto mostra poi la fotografia di una 19enne sanguinante, dopo essere stata stuprata, che viene fatta salire su una jeep con le mani legate dietro la schiena. Orribile l’imagine del cadavere di una donna ritrovato a Reim, luogo dove si stava tenendo il festival musicale Supernova. La didascalia scritta dalle autorità israeliane non lascia dubbi all’interpretazione: ”Il viso e metà del suo corpo risultano bruciati, la gonna strappata e alzata sopra la vita, le gambe divaricate, non ha biancheria intima, ha tagli profondi sulle cosce”.

Molte notizie diffuse sui social da Hamas

Molte notizie di questi stupri e violenze sessuali diffusi sui social media dagli stessi autori del massacro, per celebrare i loro crimini commessi contro le donne ebraiche. La foto del corpo nudo di una donna israeliana, accanto a quello di una soldatessa dell’Idf uccisa, è stato ad esempio divulgata sul canale Telegram delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, lo stesso 7 ottobre. Poi ci sono i resoconti degli interrogatori dei miliziani arrestati. Uno di loro, Omar Sami Marzuk Abu Rusha, ha raccontato che i miliziani di Hamas ”sono diventati animali. Hanno fatto cose che le persone non fanno. Hanno decapitato. Fatto sesso con cadaveri. Intendo i corpi senza vita di una giovane donna. E’ un corpo. Non è umano fare una cosa del genere”.

I prigionieri palestinesi: abbiamo fatto cose proibite dalla religione

Muhammad Nahed Ahmed el-Arsha, 22 anni, partecipaò al massacro e conferma le violenze sessuali. ”Quello che è successo è vietato dalla religione. I sequestri. Gli stupri. Le violenze sessuali sui bambini. Tutto proibito”. Altri episodi di violenze ricostruiti da esperti forensi e da testimoni. ”In una casa c’era una coppia legata. Entrambi nudi e la donna aveva subito uno stupro. Il suo viso era riverso a terra”, diceo Itzik Itah, del team intervenuto nel kibbutz Be’eri. ”C’erano due ragazze, di 13 o 14 anni. Una era sdraiata sul pavimento, pancia a terra. I suoi pantaloni erano abbassati fino alle ginocchia e aveva una ferita da arma da fuoco dietro al collo”, ha raccontato un paramedico. ”V’era una pozza di sangue vicino alla sua testa, c’era dello sperma dietro di lei”.

Testimonianze dei soccorritori agghiaccianti

Oz Davizian, un contadino che ha salvato 120 persone dal massacro del rave, dice che ”sparavano a qualsiasi cosa si muovesse, in tutte le direzioni. Uno guardava come il suo amico stuprava una donna e intanto sparava”. Uno dei sopravvissuti, Gad Liebersohn, racconta di essere stato ”nascosto per due ore” e di aver sentito ”persone che venivano rapite e donne che venivano stuprate, imploravano per la loro vita”. Nacham Dyksztejna, volontario, dice che ”nel kibbutz Be’eri ho visto i corpi di due donne legate al letto. Una sessualmente abusata con un coltello e i suoi organi interni rimossi. Dopo aver violentato queste donne, Hamas ha fatto saltare in aria la loro casa, ritrovate sotto un mucchio di pietre”. Sulla strada 34 c’erano ”mucchi di donne, una sopra l’altra, completamente nude, cadaveri. Uccise con un solo colpo di pistola dritto al cervello”, aggiunge.

Orrori anche sulle donne incinte

Cochav Elkayam-Levy, presidente della Commissione sui crimini commessi il 7 ottobre da Hamas contro donne e bambini, ha parlato di ”orrori inimmaginabili” e citato ”rapporti medici e forensi che confermano le brutalità e le prove di stupri diffusi”. Elkayam-Levy spiega che ”alcune vittime avevano le ossa pelviche rotte” e che sono state trovate ”adolescenti legate ai letti sanguinanti, uccise con un colpo d’arma da fuoco alla testa”. Inoltre, aggiunge, ”non sono state risparmiate nemmeno le donne incinte, torturate in modo inimmaginabile”. La speranza, o meglio ”la preghiera è che le violenze sessuali che abbiamo visto non continuino sugli ostaggi nella Striscia di Gaza”, conclude l’esperta.