Regina Coeli, alta tensione in carcere: detenuti distruggono telecamere, lanciano estintore e incendiano il secondo piano

Roma, il carcere di Regina Coeli, foto generica

Gravi episodi di vandalismo all’interno della prima sezione del carcere. È successo a Roma, nella casa circondariale Regina Coeli di nuovo al centro delle cronache per un episodio di tensione e disordini. A denunciarlo, Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE).

Rivoluzione in carcere a Regina Coeli

Secondo la sua testimonianza, i detenuti hanno causato danni significativi al secondo piano della struttura, distruggendo controsoffitti in cartongesso e telecamere di sorveglianza. Inoltre, hanno allagato il secondo e il terzo piano, provocando un’interruzione dell’elettricità. La situazione è degenerata con lo scoppio di diverse bombolette di gas e il lancio di spazzatura, pezzi di ferro e un estintore dai finestroni della rotonda. È stato anche appiccato un incendio in un ufficio del Secondo piano.

Nessun ferito

Fortunatamente, al momento non risultano esserci feriti, ma i danni materiali sono considerevoli. Questa ennesima esplosione di violenza all’interno del carcere evidenzia le difficoltà di gestione delle strutture penitenziarie e le tensioni crescenti tra i detenuti e le autorità.

Tensione ormai quotidiana

“Nelle carceri del Lazio ormai la tensione è una costante giornaliera ed è caratterizzata da un elevato numero di soggetti affetti da patologie psichiatriche – dichiara Maurizio Somma – Questi ennesimi episodi di violenza che conferma le difficoltà operative presenti nel carcere di Regina Coeli, così come nelle altre carceri della Regione”.

“Sdegno” per quanto avvenuto nel carcere di Trastevere a Roma lo esprime anche il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece: “Il carcere è diventato come l’inferno dantesco e questo non è accettabile e men che meno tollerabile. La denuncia del SAPPe è la urgente necessità di trovare soluzioni concrete a questa spirale di violenza. Per questo, il primo Sindacato del Corpo, il SAPPE, torna a chiedere urgenti provvedimenti per assicurare tutti gli elementi necessari a garantire la sicurezza degli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria”. Capece, che esprime solidarietà al personale del Reparto di Polizia, ribadisce ancora una volta che “il SAPPE denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri del Lazio ma il dato oggettivo è che chi dovrebbe intervenire e tutelare i nostri Agenti continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!”
“Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario e spessissimo protagonisti e responsabili di gravissimi eventi critici”, conclude il leader del SAPPE. “Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.