Regionali, il campo largo non decolla. Tra Pd e M5S c’è sempre il termovalorizzatore

Il percorso per il campo largo alle prossime elezioni regionali tra Pd e M5S è sempre più accidentato. Si o no, a novembre dovrà essere però tutto deciso. Perché c’è una campagna elettorale (l’ennesima) alle porte. E le premesse non sembrano incoraggianti.

Il termovalorizzatore fa ancora litigare Pd e M5S. Il campo largo alle regionali è appeso a un filo

Il tema del termovalorizzatore è il convitato di pietra. Che non fa dormire sonni tranquilli a chi sta cercando di ricucire i rapporti. La notizia dell’acquisizione da parte di Ama dei terreni di Santa Palomba, borgata di Roma sud al confine con Pomezia, ha gettato benzina sul fuoco. D’altronde il governo Draghi è caduto anche e soprattutto per questo: l’inserimento dell’impianto romano da 600.000 tonnellate nel DL Aiuti. Una mossa che non è piaciuta per niente a Giuseppe Conte, leader del Movimento – oramai sempre più a sua immagine e somiglianza -. E che rende indigesta l’alleanza con il Pd alla base capitolina. E fragile l’ipotesi di un campo largo alle prossime regionali.

Le spine di Conte e i mal di pancia della Raggi

E’ su questo punto che si gioca la partita. Con la palla che ad oggi è costantemente nella metà campo dell’ex presidente del Consiglio. Dividere il piano nazionale da quello regionale e mettere in disparte il tema rifiuti, scontentando così tutti i suoi consiglieri comunali e i loro militanti più vicini. Oppure al contrario dar loro ascolto? Nel secondo caso sfrutterebbe l’ondata positiva delle elezioni politiche del 25 settembre (solo 3% in meno rispetto al Pd) tentando la corsa solitaria. Che solitaria al 100% non sarebbe. Se il 22 ottobre l’assemblea alla Casa dell’Architettura dovesse andare bene, una buona parte del polo progressista composto da Sinistra Italiana, Verdi, Articolo 1-Mdp e magari anche Unione Popolare potrebbe arrivare a supporto già dalla sfida elettorale del nuovo anno nel Lazio. E sarebbero i dem a restare isolati.

Lombardi e Corrado non candidabili. Il punto debole del “piano” regionale

Tra i fatti a sostegno del “no” al campo largo c’è anche la posizione delle due figure che, dalla parte del M5S, più sponsorizzano e sono a guardia del “modello Lazio” istituito un anno e mezzo fa da Nicola Zingaretti e Daniele Leodori. Roberta Lombardi e Valentina Corrado, secondo le regole del Movimento, non sono più ricandidabili per il vincolo del secondo mandato. E Corrado, coordinatrice regionale dei Cinquestelle, sarebbe attualmente in grosse difficoltà nel trovare disponibilità tra i vari portavoce del territorio, in caso di alleanza con il Pd. Il “cerchio magico” di Raggi – con l’ex Sindaca che non perde occasione per tirare bordate dirette alla nave del campo largo – ta facendo muro e non sembra intenzionato a mollare la presa. Strada stretta quindi. E il vento che tira dopo il successo di FDI e della Meloni nelle elezioni nazionali, potrebbe diventare un ciclone anche nel Lazio. Capace di spazzare via a sinistra vecchie maggioranze e nuovi fragili equilibri.