Regionali, Pd e grillini in confusione: potrebbero pagare le primarie negate a Firenze
Pd e grillini sembrano sempre più in confusione per le regionali. Del resto, i tempi si fanno sempre più stretti per alleanze e candidature in vista proprio di amministrative e regionali. E dal Piemonte potrebbe arrivare un’indicazione in grado di determinare un effetto a cascata nei rapporti tra Pd e M5S in vista del voto. Martedì ci sarà un nuovo tavolo tra i potenziali alleati. Il quarto in pochi giorni. La strada resta tutta in salita, anche per gli annosi cattivi rapporti tra i dem e i pentastellati locali. Ma la nuova convocazione parla di un filo che non si è spezzato. Sembra anche a seguito di interventi diretti, non confermati ufficialmente, di Elly Schlein e Giuseppe Conte. Certo, se arrivano i pezzi da Novanta, la situazione è ben difficile…
Il caso Firenze, dove il Pd ebbe paura delle primarie
Una trattativa quella piemontese che potrebbe inserirsi nel più ampio quadro dei tanti casi – dalle regionali in Basilicata ai comuni, da Firenze e Cagliari – in cui la partita resta aperta. “La discussione che facciamo qui -diceva ieri il segretario regionale dem del Piemonte, Domenico Rossi – non è isolata, ma si inserisce in un contesto sia di livello superiore, sia di livello territoriale, nel senso che non si risolve tutto attorno alla questione regionale”. I lavori sono in corso. A tutto campo. A Firenze, cruciale roccaforte da confermare per il Pd, sarebbero in corso interlocuzioni per allargare l’alleanza a Italia Viva. Anche perché il Pdi si è spaccato perché la Schlein ha avuto paura delle primarie, in precedenza tanto propagandate.
Campo largo solo in Abruzzo
Nei giorni scorsi Conte avrebbe sentito il penalista Michele Laforgia, tra i nomi per il dopo Decaro a Bari. In Umbria, in vista delle regionali che si terranno in autunno. Oggi c’è stato il primo appuntamento a Perugia della coalizione “Un Patto Avanti” con Marco Sarracino del Pd, Roberto Fico dei 5 Stelle, Elisabetta Piccolotti di Avs, il socialista Enzo Maraio, oltre a civici e Demos. L’unica situazione chiusa resta quella dell’Abruzzo dove si vota il 10 marzo. Qui il centrosinistra ha dato il via alla sfida con una partenza sprint, indicando subito un candidato unitario: l’ex rettore dell’università di Teramo Luciano D’Amico, con un campo larghissimo con Pd, M5s, Iv, Azione e liste civiche. Sabato Schlein ha fatto una prima tappa della campagna elettorale nelle regione.
Basilicata
Anche in Basilicata, al voto in primavera, il Pd era partito con decisione, indicando come candidato il civico Angelo Chiorazzo, alla guida della coalizione Basilicata Casa Comune cui, però, non ha aderito il M5s. Nei giorni scorsi, dopo un incontro tra Pd e M5s, i dem lucani hanno però aperto all’ipotesi primarie per “una leadership condivisa nel centrosinistra”, come ha spiegato il segretario regionale Giovanni Lettieri, “fermo restando” la candidatura Chiorazzo. Vecremo.
Le cose si complicano anche in Sardegna
Il caso Sardegna poi (si vota il 25 febbraio) è da tempo finito agli onori delle cronache nazionali. Con tanto di rottura personale nella famiglia Soru. Sull’isola Pd e M5s hanno trovato l’intesa sul nome di Alessandra Todde, vice presidente 5 Stelle. Ma Renato Soru ha annunciato lo strappo con i dem, lanciando la sua candidatura (appoggiata, tra l’altro, da Azione) e provocando anche la frattura familiare con la figlia Camilla, consigliera regionale Pd. Con Todde anche i Progressisti di Massimo Zedda, che in un primo momento erano orientati su Soru.