Regione Lazio, non solo nomine: malumori e veleni per le progressioni
Non solo nomine. Nei corridoi della Regione Lazio i malumori continuano a persistere, malgrado si sia raggiunto un accordo apparente che porterà, dopo due mesi e mezzo, il Consiglio a riunirsi per per discutere e approvare il Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2025. Ma i “mal di pancia” serpeggiano a tutti i livelli, soprattutto dopo che sono stati resi noti i risultati della procedura interna riservata al “personale del ruolo del Consiglio per la copertura di 7 unità di categoria D con profilo di ‘Esperto area amministrativa’. Approvazione graduatoria e assunzioni”.
Alla procedura, a cui dopo una prima scrematura della commissione esaminatrice dell’11 dicembre 2023, risultavano idonei 33 candidati, hanno preso parte 23 persone. Ma la graduatoria ha fatto sussultare più di qualcuno.
Il meccanismo
Tra i vincitori, infatti, si trovano due candidate che, se si fosse seguita la procedura che si era seguita in passato, non avrebbero partecipato alla progressione indetta dalla Regione, che consente quello che, alla fine, è un “avanzamento di carriera“, un’opportunità di poter salire di livello e quindi di guadagnare di più.
Andando a vedere la volta precedente, i partecipanti erano dipendenti regionali in servizio, non in comando ad altri Enti. Una sorta di regola non scritta, che non corrisponde però a quanto dice la normativa. Questa, infatti, prevede che la partecipazione sia consentita a tutti i dipendenti in servizio all’Ente, non vietandola a chi è in comando altrove. Anzi. Chi presta servizio in altri Enti non ha la possibilità di effettuare “concorsi interni” se non presso quello che lo ha assunto inizialmente (non dove è in “prestito”, dunque).
Ma, per una questione prettamente morale, solitamente coloro i quali ricevevano incarichi prestigiosi, con stipendi ben più alti rispetto a quelli dei dipendenti regionali, evitavano di partecipare alle progressioni, lasciando così il posto a chi non aveva avuto questa ottima opportunità. Fermo restando, ribadiamo, che la partecipazione alle progressioni è lecita e consentita dalla normativa.
Malumori interni
Stavolta le cose non sono andate come in passato, ma due persone sono tornate in Regione giusto per il tempo necessario per poter partecipare alle progressioni e riuscire a risultare tra i vincitori delle selezioni.
Questo ha creato malumore non solo nelle opposizioni, ma soprattutto nel centrodestra, già spaccato al suo interno sia tra i partiti dell’alleanza sia dentro Forza Italia, che conta addirittura tre diverse correnti. E proprio qui nascerebbero i musi lunghi. Perché tra i vincitori del “concorso” interno ci sono Rita Di Quinzio e Nicoletta Pimpinella, rispettivamente ora Capo Segreteria del Ministro della Salute Orazio Schillaci e membro del CdA Sport e Salute la prima, e membro della segreteria della presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, di cui in precedenza era capo segreteria in Regione la seconda.
Questione di… stipendi
L’essere arrivate sul podio della graduatoria delle progressioni – cosa che, terminati i loro incarichi pro tempore, le farà tornare in Regione con la qualifica di funzionario, quindi con uno stipendio più alto di quello precedente – ha fatto storcere il naso a chi ha valutato gli attuali guadagni dei ruoli rivestiti delle due colleghe.
La questione, ripetiamo, è soltanto etica, perché la normativa permette di partecipare alle progressioni anche se si è “comandati” in un altro Ente. Ma, in passato, qualche dirigente ha “sconsigliato” questa pratica proprio per evitare dissapori all’interno degli uffici, cosa che si sta creando in questi giorni, alimentata a livello politico dalle spaccature tra correnti politiche. E, probabilmente, questo potrebbe portare a nuove o diverse richieste, facendo modificare quella scacchiera che vede Francesco Rocca in stato di Zugzwang. Ci riuscirà, oppure sarà crisi profonda?