Rettorato occupato, tensione e scontri con la Polizia alla Sapienza

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Momenti di tensione tra gli studenti e le forze dell’ordine, con urla e spintoni, davanti al Rettorato della Sapienza, occupato da un gruppo di associazioni universitarie nella serata di lunedì 25 marzo. Alle 12 di martedì 26 era in programma un “Controsenato accademico” nell’aula magna del Rettorato occupato, ma gli agenti si sono schierati davanti all’ingresso per bloccare temporaneamente l’accesso ad alcuni studenti.

La protesta

Ne è nato uno scontro con urla, spintoni e cori contro la polizia, qualcuno dall’interno ha lanciato una bottiglia di plastica piena contro la polizia. “Stamattina eravamo appena 70, ora siamo oltre 200 in assemblea – hanno spiegato alcuni attivisti -. L’università vuole impedire la partecipazione di tutti gli studenti”. Il collettivo universitario Cambiare Rotta ha denunciato che gli studenti sono stati “malmenati e spintonati. Questo è il clima di repressione nel Paese contro chi alza la voce contro i crimini di Israele. Gli studenti hanno battuto la repressione e ora sono dentro il rettorato occupato per l’assemblea”. Alla mobilitazione ha partecipato anche il collettivo della ex Gkn.

Gli scontri

Le frizioni con la polizia sono iniziate fin dal mattino, quando gli agenti hanno impedito l’ingresso al Rettorato ai giornalisti per la conferenza stampa indetta dagli studenti e in programma per le 10. Gli attivisti, dopo vari tentativi andati a vuoto, hanno parlato con la stampa fuori dal Rettorato. “Dalla rettrice non abbiamo mai avuto risposta alle nostre richieste di confronto – spiega Leonardo, attivista di Cambiare Rotta -. L’occupazione è la conseguenza di questo atteggiamento, vogliamo farci ascoltare e non ci fermeremo finché non ci riusciremo. La rettrice deve capire che ignorarci non è la soluzione”.

La risposta della Sapienza

All’occupazione e alle successive tensioni la rettrice Antonella Polimeni ha risposto con un comunicato:  “Sapienza riconosce quali strumenti di comunicazione e di decisione quelli definiti dalle leggi e dai regolamenti, informati dalle norme di convivenza civile che guidano il Paese – si legge nella nota -.  Lo Statuto di Sapienza dota l’Ateneo di organi decisionali composti dai rappresentanti eletti delle diverse componenti della Comunità accademica, che portano negli Organi la voce e le opinioni dei soggetti rappresentati. In riferimento alle richieste avanzate da alcune studentesse e alcuni studenti che hanno occupato nelle ultime ore alcuni ambienti del Rettorato, nel ribadire la più ferma condanna di ogni forma di violenza e di azione illegale e antidemocratica, l’Ateneo è disponibile, come sempre è stato, a portare in discussione eventuali istanze della Comunità studentesca, purché queste giungano in modo condiviso attraverso la propria rappresentanza negli Organi e non ledano i principi democratici e i diritti e le libertà altrui”.

Il dissenso di Rampelli

L’occupazione del Rettorato della Sapienza “da parte di studenti dell’estrema sinistra, la violenza delle proteste che accompagna la pretesa del ritiro del bando legittimamente deciso dal Senato accademico dimostrano che le Università italiane sono sotto ricatto. Ricatto di una minoranza di studenti poco interessati a frequentare i corsi di laurea e che – con azioni di teppismo – condiziona le attività didattiche e formative della stragrande maggioranza degli iscritti”. E’ quanto dichiara in una nota il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. “Le iniziative di protesta hanno superato ogni limite. Quel bando contestato viene usato come strumento politico per negare l’autonomia dell’Università e arrivare alla negazione ideologica dello Stato di Israele – aggiunge Rampelli -. Non una parola sul diritto alla sua esistenza né contro la dichiarazione di guerra e le stragi immonde a danno della popolazione civile del 7 ottobre. Totale sostegno dunque ai rettori Polimeni e Delfino, solidarietà alle forze dell’ordine ancora una volta messe a dura prova dai violenti e agli studenti inermi costretti ancora, a decenni di distanza dalla stagione della ‘dittatura del proletariato’ ad assistere ai diktat della minoranza”, conclude Rampelli.