Rogo a Ponte Mammolo, in fiamme cumuli di rifiuti e baracche

Un vasto incendio di sterpaglie e rifiuti è divampato ieri sera, poco prima della mezzanotte in via di Ponte Mammolo nei pressi del civico 61 sulla sponda del fiume Aniene. Bruciano, ancora stamattina, i rifiuti di una discarica e alcune baracche di un insediamento abusivo.

Vigili ancora sul posto

Sul posto ci sono ancora fiamme e stanno operando per lo spegnimento sei squadre di vigili del fuoco con 5 autobotti oltre al gruppo per il movimento terra necessario per lo smassamento dei rifiuti. Sul posto, già da ieri sera, gli agenti della polizia Roma Capitale, i carabinieri, la polizia, il 118 e l’Arpa Lazio per i rilievi e la valutazione sull’impatto dell’incendio sull’ambiente.

Ira del centrodestra

A Roma “occorre intervenire subito con un piano straordinario che metta in sicurezza le aree critiche in tema di rifiuti e discariche abusive”. Lo affermano in una nota il deputato di Fratelli d’Italia, Massimo Milani, e Massimiliano Metalli delegato ai vigili del fuoco e al soccorso civile di Fratelli d’Italia a Roma. Dopo Ciampino “un altro maxi incendio ha colpito Roma nella notte, questa volta la discarica abusiva di Ponte Mammolo. Tanto da sviluppare una colonna di fumo che ha investito il quadrante est della Capitale”.

Sos Roma

“Fortunatamente le fiamme non hanno coinvolto i palazzi ma non è più accettabile che la città sia in balia di incendi continui che mettono a repentaglio la salute dei cittadini e degli operatori – spiegano da FdI -. Occorre intervenire subito con un piano straordinario che metta in sicurezza le aree critiche in tema di rifiuti e discariche abusive della Capitale. Ma il sindaco Gualtieri non mette tra le priorità la prevenzione di questi eventi e non si adopera con atti idonei a ridurre la soglia di rischio”, aggiungono.

Danno ambientale

“Roma brucia, in questo caso nella discarica abusiva di Ponte Mammolo e la giunta capitolina dorme – sottolineano Milani e Metalli -. Bisogna puntare sulla prevenzione, e delocalizzare in aree più sicure e lontane dai centri urbani. E soprattutto, attuare un monitoraggio costante delle aree a rischio. Solo così possiamo rientrare in quella soglia di rischio accettabile, che non danneggi i cittadini, gli operatori e l’ambiente.

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