Roma, 30enne picchiato e derubato in metro dai borseggiatori: ‘Stavo andando a fare la chemio, mi hanno riempito di calci e pugni’
Era andato via dalla sua abitazione di Cave, comune ai piedi dei Monti Prenestini ed era diretto al Policlinico Umberto I per fare la chemioterapia perché Mattia, 30 anni, ex istruttore di surf, sta combattendo la sua battaglia più dura: quella contro il cancro. Così, con il suo zainetto in spalle, con tutta la documentazione clinica e le ultime analisi per la terapia, è salito sul bus Cotral fino ad Anagnina, poi l’arrivo a Termini, il cambio per la linea B della metro. Ma è qui che il 3 luglio scorso, in mattinata, è stato accerchiato da una banda di borseggiatori, pestato di botte e derubato.
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La storia di Mattia pestato di botte sulla metro a Roma
“Sono stato aggredito alle spalle con un pugno o una manata, gettato a terra, preso a calci e trascinato sulla banchina. Tutto, alla fine, per appena 50 euro che erano dentro lo zaino” – ha raccontato Mattia, ancora sotto shock, sulle pagine del Messaggero. “La terapia prima di allora – ha detto – non mi aveva mai dato gravi conseguenze, questa volta invece sono stato ricoverato per una gastroenterite forse dovuta allo stress. Dopo quell’episodio mi sono sentito malissimo”.
Stavolta i borseggiatori, che sempre più spesso ‘lavorano’ sulle metro e prendono di mira i turisti, hanno accerchiato un ragazzo per derubarlo del suo zainetto. Non potevano sapere che lì, all’interno, avrebbero trovato pochi soldi, ma tutta la sua documentazione e le ultime analisi per fare la terapia. “E’ inaccettabile che queste bande di vigliacchi continuino a imperversare e che certe cose accadano a persone molto fragili. Se la sono presa con me che ho un problema del genere e chissà con quanti altri che sono rimasti in silenzio. Ora basta, non deve più succedere”. Tutto è accaduto in pochi minuti, Mattia non ha avuto neppure il tempo di capire e di reagire.
“Non ho avuto modo di capire chi fossero o di vederli chiaramente, sono stato preso alla sprovvista, da dietro, ma dovevano essere in 4 o 5. Tutto è successo velocemente. Ero spostato verso la fine della banchina ed è lì che mi hanno colpito. Ho sentito una botta allucinante, ero tra la gente, sono caduto in avanti e mi trascinavano perché non riuscivano a sfilarmi lo zaino. Per farmi mollare la presa mi hanno riempito di calcioni e sferrato pugni” – ha raccontato, ripercorrendo quei terribili istanti.
Lui che di solito da Cave parte con l’auto, insieme al papà. E che quel giorno ha dovuto utilizzare la metro perché la vettura era rotta.
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La rabbia dell’associazione TrasportiAmo
Mattia, tramite l’associazione TrasportiAmo, ha voluto raccontare l’episodio. E lo ha fatto per puntare i riflettori su quella che sembra essere ormai un’abitudine, una normalità. I borseggiatori, spesso rom o latinos, usano lo stesso modus operandi: entrano nei vagoni della metro, poi c’è chi è vicino alla porta, chi con una tecnica ben collaudata intrufola le mani nelle borse dei turisti e dei cittadini. E poi c’è chi addirittura pesta di botte per raggiungere l’obiettivo: tornare a casa con il ‘bottino’. Proprio come è successo al 30enne, che è stato accerchiato e picchiato.
“La storia di Mattia ha colpito profondamente e fatto discutere. Lo ringraziamo per averci contattato e permesso di condividere la sua esperienza, che, piccolo inciso, avrebbe potuto avere conseguenze ben più drammatiche, considerato il suo stato di salute. Come noi, anche Mattia è convinto che sia fondamentale mantenere alta l’attenzione sul cruciale tema della sicurezza nelle linee metropolitane romane, avvertito sia dai pendolari che dal personale aziendale. Un problema che, a nostro parere, deve essere affrontato e risolto in tempi certi, specialmente alla luce della frequenza con cui si verificano episodi del genere e dell’avvicinarsi del Giubileo” – dicono dall’associazione.
Mattia ha denunciato tutto, ma quello che ha vissuto difficilmente lo dimenticherà.