Roma: contromano a folle velocità su auto rubata scappa al controllo e tenta di investire un agente

Roma

Una pattuglia del IV Gruppo Tiburtino della Polizia Locale di Roma Capitale, stava effettuando dei controlli in via Ernesto Rossi quando ha notato una Citroen C3 che percorreva via Mario Alicata in senso vietato ad altissima velocità.

Gli agenti si sono messi all’inseguimento del veicolo, condotto da un uomo, che tentava di dileguarsi mettendo a repentaglio la pubblica incolumità con una condotta di guida pericolosa.

Bloccato a Roma in via Grotta di Gregna

Raggiunto dalla pattuglia, il conducente, dopo aver inizialmente perso il controllo del mezzo, ha cercato di proseguire la sua folle corsa, tentando anche di investire uno degli agenti che si era avvicinato per fermarlo, fino a speronare il veicolo di servizio della Polizia Locale che lo aveva raggiunto e bloccato in via di Grotta di Gregna, con l’ausilio di una seconda autopattuglia.

Sventato il tentativo di fuga, gli agenti hanno identificato il conducente, un uomo italiano di 33 anni, che dovrà rispondere all’Autorità Giudiziaria dei reati di guida in stato di ebbrezza, minacce, resistenza a Pubblico Ufficiale, danneggiamento, oltreché di appropriazione indebita della Citroen C3.

Scappare ad un posto di blocco cosa dice la legge?

Chi elude un posto di controllo dalla Polizia Locale, alla luce delle ultime sentenze della suprema Corte di Cassazione, viola il reato di resistenza a Pubblico Ufficiale.

Per integrare il reato di resistenza a Pubblico Ufficiale non vale la mera resistenza passiva o la fuga, ma è necessario che vi sia un comportamento diretto a impedire l’azione dell’organo di polizia con gesti tali da indurre una desistenza e non solo mediante violenza diretta, ma anche con azioni tali da mettere in pericolo la vita di terzi.

Quindi, come chiesto, la condotta di chi elude un controllo (e già il termine eludere postulerebbe un comportamento non violento, né minaccioso) può determinare la violazione dell’articolo 192 del Codice della Strada e non anche quella dell’articolo 337 del Codice Penale che prevede l’uso di violenza o minaccia.

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