Roma, 9 indagati per maxi incendio di Malagrotta: Non videro una colonna di fumo alta decine di metri
Roma, 9 indagati per maxi incendio di Malagrotta: Non videro una colonna di fumo alta decine di metri. Si è conclusa l’inchiesta riguardante il devastante incendio che lo scorso dicembre ha colpito il centro di trattamento dei rifiuti all’interno della discarica di Malagrotta, situata in via della Pisana. Un episodio che ha acuito la già critica situazione della gestione dei rifiuti nella Capitale. La devastazione, che ha generato una colonna di fumo visibile a chilometri di distanza, ha portato all’indagine di nove persone, tra cui sei vigilantes che erano addetti alla sorveglianza della struttura.
Roma, 9 indagati per maxi incendio di Malagrotta, non videro fiamme e colonna di fumo
Durante l’incendio, le telecamere della sicurezza stavano registrando l’evento, ma nessuno degli operatori era in grado di rendersi conto della gravità della situazione. Infatti, gli agenti di sicurezza non hanno monitorato i filmati in tempo reale, accorgendosi dell’incendio soltanto dopo circa due ore. Quando, finalmente, è stata data l’allerta ai vigili del fuoco, il fuoco aveva già causato ingenti danni.
L’analisi degli eventi della procura di Roma
L’analisi degli eventi ha messo in luce una serie di errori e negligenze. Un operatore della sicurezza era uscito dal servizio qualche ora prima dell’incendio, mentre gli altri erano distratti da attività diverse, come il pattugliamento delle aree circostanti, senza prestare attenzione alla situazione delle telecamere che riprendevano il rogo in corso. È emerso che i vigilantes non erano stati dotati di un adeguato protocollo operativo in situazioni di emergenza, rendendo la loro risposta inefficace.
L’agenzia di Vigilanza ed i dirigenti
L’azienda di vigilanza, che aveva l’incarico di monitorare l’impianto e di allertare tempestivamente i servizi di emergenza, non ha rispettato le proprie responsabilità. La mancanza di un ordine di servizio chiaro e dettagliato da parte del presidente della società di sicurezza ha contribuito a creare un clima di confusione e disorganizzazione. Questo ha messo in evidenza lacune significative nella gestione della sicurezza e nella preparazione del personale.
Non solo i vigilantes, ma anche i dirigenti dell’azienda che gestisce il Tmb, la E.Giovi srl, sono stati coinvolti nell’inchiesta. È stato accertato che erano state lasciate 103 balle di combustibile solido secondario (Css) in un’area inadeguata, la quale ha costituito un fattore scatenante per l’incendio. La negligenza di non aver monitorato adeguatamente il deposito e di non aver rispettato le normative di sicurezza ha quindi avuto conseguenze drammatiche.
Il rogo e la colonna di fumo alta decine di metri
Il rogo, divampato alle 13:10, ha avvolto l’impianto in una nube di fumo denso e pericoloso. Tuttavia, è stato solo alle 15:19 che i vigili del fuoco sono stati avvertiti dell’emergenza, permettendo alle fiamme di espandersi e causando danni incalcolabili. Le indagini della procura, guidate dai pubblici ministeri Rosalia Affinito e Fabio Santoni, insieme ai coordinamenti di Giovanni Conzo e Francesco Lo Voi, hanno portato alla luce un quadro allarmante. Un quadro che solleva interrogativi non solo sulla sicurezza del Tmb di Malagrotta. Ma anche sull’intera gestione della crisi dei rifiuti nella capitale.
Una tragedia ambientale e sanitaria
L’incendio di Malagrotta non è solo una tragedia ambientale e sanitaria. Ma anche un segnale di allerta sulla necessità di una revisione immediata delle pratiche di sicurezza e di gestione dei rifiuti a Roma. Con il coinvolgimento di diverse figure professionali e aziende, è fondamentale ripensare le strategie per garantire un futuro più sicuro per la Capitale.